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    Categoria: economia

Lo shopping futuro tra online e offline

Elena Marinoni e le tendenze emergenti. Seminario del Cif (comitato imprenditoria femminile) alla Camera di commercio il 22 ottobre con la docente di Sociologia dei consumi

Trend watcher o forecaster per iCoolhunt e docente di Sociologia dei costumi per l’Istituto Marangoni, Elena Marinoni sarà a Ravenna per un seminario alla Camera di commercio il 22 ottobre in cui, ci dice, «cercheremo di delineare alcune delle principali tendenze dei consumi, magari situazioni oggi di nicchia ma destinate a crescere e a diventare realtà importanti, come la sostenibilità».

Cosa si intende per sostenibilità?
«La sostenibilità va intesa a 360 gradi, non riguarda solo l’ambiente, ma anche la corporate social responsability nella sua accezione più ampia. L’aspetto etico del prodotto si lega a una scelta di vita sempre più diffusa che ci porta a consumare volontariamente meno ma in modo migliore. Oggi c’è un’attenzione agli aspetti valoriali a cui marchi e aziende devono fare attenzione».

Dall’altra parte però c’è la crescita dell’online che rischia di mettere in crisi intere filiere di vendita, pensiamo ai libri, ma ormai è vero per molti altri beni…
«Certo, l’online cresce del 200 percento l’anno, anche perché le nostre identità sono sempre più digitali. Contemporaneamente, tuttavia, anche come reazione all’ipertecnologizzazione, stanno tornando le botteghe di prossimità dove a fare la differenza sono il rapporto uno a uno, la relazione, la possibilità di fare cose diverse dall’acquistare, come magari imparare. Il futuro sarà in un’integrazione tra offline e online».

A proposito di online, quanto è importante la comunicazione sui social?
«Lo è se si hanno contenuti e valori da esprimere, altrimenti può diventare un boomerang ed è meglio rivolgersi a canali più tradizionali. Comunicare non ci esime dal mettere un reale valore in ciò che facciamo e vendiamo».

Gli ipermercati continueranno a crescere o sono destinati a divenire “archeologie commerciali”?
«Vero è che negli Stati Uniti i grandi mall fuori dalle grandi città sono in grossa difficoltà e in alcuni casi sono stati abbandonati diventando luoghi di degrado. Credo che per queste strutture il futuro stia non tanto nella capacità di ampliare l’offerta ma piuttosto quella di offrire un pacchetto che includa anche sempre più esperienze ludiche e di intrattenimento».

C’è chi, anche nelle istituzioni, vede nei negozi la strada per salvare la vitalità dei centri storici…
«È sicuramente vero che il negozio può essere anche un luogo di socializzazione, ma pensare ai nostri centri storici come centri commerciali all’aperto mi sembra riduttivo e per certi versi avvilente. Credo che le istituzioni dovrebbero essere sempre più capaci di fare marketing investendo sulla cultura e sulla bellezza dei centri permettendo così peraltro a chi ha un negozio di beneficiare di flussi di persone e visitatori e di qualificare l’offerta».

È tornato in auge il tema degli orari di apertura dei negozi…
«Mi sembra sinceramente superato dai tempi. Credo sarà inevitabile tendere dell’estensione degli orari perché ci stiamo abituando ad avere sempre più possibilità meno vincolate. Basta pensare alla nuova app che collega pubblicità e acquisto: questo tipo di tecnologia potrebbe cambiare rapporto tra consumatori e aziende. Con quali tempi inciderà nel nostro quotidiano non possiamo dirlo ma di certo quello è il futuro».