Un mese di attesa per l’autorizzazione ma la bonifica dei fondali dagli ordigni bellici impedisce i lavori di dragaggio per rimuovere il dosso all’imboccatura. Cambierà: «Stiamo scadendo nel ridicolo»
L’intoppo burocratico è dovuto alla bonifica dei fondali da eventuali ordigni bellici, con la competenza in materia che è cambiata: «Siamo consapevoli della necessità di effettuare le bonifiche degli ordigni bellici, affinché si possa lavorare in sicurezza, cosa che per noi rappresenta un’altra priorità assoluta, ma allo stesso tempo chiediamo con forza che vengano individuate procedure che consentano iter più celeri. Autorità di sistema e Capitaneria di porto hanno agito correttamente e celermente, per poter garantire il normale accesso alle aree portuali, e ora è inaccettabile che per un intervenuto passaggio di competenze in relazione alla bonifica degli ordigni bellici si crei questa ulteriore attesa».
Il movimento civico Cambierà critica la mancanza di pianificazione degli enti coinvolti: «Il porto di Ravenna è soggetto a continui accumuli di sabbia. Questa situazione quindi non può essere etichettata come emergenza perché è solo questione di organizzazione. Gli insabbiamenti infatti sono normali per imbocchi come il nostro, e sarebbe normale avere a disposizione in breve tempo, il mezzo atto alla sua manutenzione». Il consigliere comunale Marco Maiolini attacca: «Giustificare questa carenza verso gli operatori stranieri, che si vedono costretti ad operazioni alternative nonché costose, è già di per sé complicato, figuriamoci dover spiegare che la pulizia dell’imbocco viene rimandata perché la valutazione della bonifica degli ordigni bellici, prima valutata dalla Capitaneria di Porto locale, ora è compito di un ufficio della Marina Militare con sede a Napoli che deve verificare e valutare gli escavi di tutti i porti italiani. Si sta scadendo nel ridicolo. Non possiamo farci seppellire dalla burocrazia, oltre che dalla sabbia».