In tutto 12 posti a rischio sul territorio nazionale. L’assemblea ha proclamato lo stato di agitazione
I sindacati sostengono che l’azienda voglia negare a priori la possibilità di ricorrere a qualsiasi ammortizzatore sociale. Nell’assemblea si è parlato delle azioni finalizzate al contenimento dei costi fissi che adotterà nell’immediato futuro, chiudendo la sede amministrativa di Parma, una sede operativa di Ravenna e delocalizzando nelle sedi estere servizi strategici per le attività in ambito oil&gas sul territorio, per i quali l’azienda ha tuttavia assegnato contratti in essere di attività sia in off shore con la committente Eni, che in on shore nei siti di stoccaggio per la committente Stogit
I lavoratori e le organizzazioni sindacali manifestano forte preoccupazione per la vicenda e si auspicano, quanto prima, l’apertura di un tavolo nazionale di confronto con i rappresentanti della società e le istituzioni competenti alla ricerca di soluzioni alternative e positive.