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Gli educatori delle scuole e dei centri diurni: «Rispettate la nostra dignità»

Lettera aperta a sindaco e consiglio comunale: «Ci venga riconosciuto e retribuito al 100 percento il monte ore complessivo dei servizi»

Educatori ed educatrici dei servizi scolastici e dei centri diurni di Ravenna (quelli delle cooperative private) scrivono a sindaco, giunta e consiglio comunale per chiedere «il rispetto della nostra dignità».

«Vogliamo sia riconosciuto il lavoro di ognuno di noi al 100 percento – si legge nella lettera aperta –, così come la rispettiva retribuzione che già risulta essere bassa. Non chiediamo assistenzialismo, bensì offriamo disponibilità per un progetto educativo fattibile e organizzato con la scuola da attivare a distanza, volto a mantenere i rapporti professionali interrotti causa forza maggiore dal 23 febbraio».

«Nello spirito e nella sostanza – si legge nella lettera –, appunto di solidarietà comunitaria, sono molte le attività a distanza che noi educatori, preparati e formati, saremmo in grado di garantire, tipo: videochiamate, interrelazione tra insegnanti di sostegno ed educatori per progetti di ulteriore rafforzamento della didattica a distanza, tutoraggio on line attraverso dispositivi come pc e telefono, registrazioni di videolezioni, attività di consigli per i genitori, videochiamate ai propri utenti mantenendo così una continuità educativo-relazionale, video dimostrazioni di attività fattibili per gli utenti».

«Riteniamo che in un momento così ad alto rischio di contagio per tutta la popolazione, la didattica e la presenza relazionale pur a distanza, sia l’unica praticabile in piena sicurezza, cosa che non può essere garantita in un servizio di tipo domiciliare. Questa considerazione non ci lascia indifferenti, al contrario ci sentiamo lacerati ed affranti, ma ad oggi non esistono reali garanzie di sicurezza; di questo ne è testimonianza il personale medico ed infermieristico che, pur operando quotidianamente con tutti i presidi si ammala perché privo di tutela effettiva per sé e per gli altri, senza calcolare poi il rischio di essere portatori sani pur in maniera inconsapevole».

«Chiediamo pertanto al Comune che, a fronte del nostro impegno, ci venga riconosciuto e retribuito al 100% il monte ore complessivo dei servizi senza alcuna modifica rispetto a quello originale, garantendo in questo modo il servizio riprogettato e il monte ore contrattuale delle lavoratrici e dei lavoratori. A tal fine il Comune potrà utilizzare le proprie risorse già stanziate in precedenza, come previsto nel contratto d’appalto e come ora prevede il decreto “Cura Italia”.
Si eviterebbe in questo modo di ricorrere al Fis, che comunque copre solo in parte la retribuzione (75% lordo con un massimale lordo di 938 euro), lasciando più risorse libere per tutti quei settori lavorativi che non avrebbero altre possibilità».