Crisi da Covid: in provincia la cassa integrazione ha coinvolto 37mila lavoratori

I dati raccolti dalla Cgil: quasi tremila aziende hanno chiesto gli ammortizzatori, il picco a fine aprile, in diminuzione con la fase 2. Terziario e commercio i settori più colpiti

Adult Boutique Business 318236Con l’avvio della fase 2 la richiesta di cassa integrazione da parte delle aziende sul territorio ravennate è in diminuzione. Lo dicono i dati dell’Ufficio studi e ricerche della Cgil. L’analisi dei numeri mostra che dal 23 feb- braio, nel territorio provinciale, 37.244 lavoratori sono stati interessati dalla cassa integrazione: 10.083 del territorio faentino, 7.729 del Lughese e 17.832 di Ravenna-Russi-Cervia.

In attesa di verificare le ricadute sanitarie della cosiddetta fase 2, che ha ufficialmente avuto avvio tra il 4 ed il 18 maggio, il sindacato fa un bilancio su cosa abbia significato e quanto abbia pesato quantitativamente la fase 1 dal punto di vista occupazionale.

Le prime sospensioni dall’attività lavorativa si registrano già all’indomani del provvedimento firmato dal Ministro della Salute Roberto Speranza d’intesa con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini il 23 febbraio, che prevede la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido, e la sospensione dell’attività didattica delle Università, delle manifestazioni e degli eventi e di ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, delle gite di istruzione e dei concorsi. Fin da subito in provincia 91 aziende sono costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per i propri dipendenti, 2.024 in tutto, concentrati soprattutto nel settore dell’istruzione e dei servizi ad essa collegati (pulizie, mense, trasporti).

Dopo due settimane, il 9 marzo, in corrispondenza con l’uscita del decreto #iorestoacasa, il numero di aziende che ricorrono agli ammortizzatori schizza a novecento e i lavoratori interessati a 8.498. A questo punto si è già di fronte ad uno scenario inedito: mai in provincia di Ravenna si erano registrati tanti cassintegrati. Ma non è finita. Ancora due settimane e comincia, col Dpcm del 22 marzo, il vero e proprio lockdown di tutte le attività, sia commerciali che produttive, non essenziali: arriviamo a 24.248 lavoratori e 2.392 imprese.

Da questo momento fino alla fine di aprile è un crescendo che porta i lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori costantemente sopra alle 30.000 unità, dai 31.165 di lunedì 6 aprile (2.884 aziende) ai 32.023 del 27 aprile, passando attraverso i 32.426 di lunedì 20 aprile (2.939 aziende).

Il 4 maggio, con le prime aperture, si registra la prima flessione: risultano coperti da ammortizzatore 29mila lavoratori e 2.615 aziende. Con l’avvio della cosiddetta fase 2, i numeri continuano lentamente a scendere: al 18 maggio risultano sottoposti ad ammortizzatore 24.816 lavoratori (2.351 aziende) e salgono a 12.580 quelli che, in precedenza coinvolti, non risultano attualmente in sospensione o riduzione di orario.

 

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