Indagine Confesercenti su cento imprese della ristorazione a Ravenna e Cervia: prima della pandemia il 60 percento non usava tecnologie online per ordini e pagamenti
Per il 50 percento del campione la difficoltà maggiore con cui confrontarsi è stata la riduzione della capienza per garantire il distanziamento per fra clienti. Al secondo posto delle difficoltà invece c’è la formazione del personale per adeguarsi alle nuove disposizioni dei protocolli.
Interessanti i dati che emergono sul ricorso alle tecnologie online. Sei su dieci hanno detto che prima della pandemia non le utilizzava per raccogliere ordini, prenotazioni o pagamenti. E il sessanta percento di chi non li utilizzava ora pensa che dovrà introdurli nell’operatività quotidiana. E riguarda sempre il mondo online anche una risposta alla domanda su quali strategie abbiano messo in campo per restare in contatto con i clienti durante la chiusura forzata: il 35 percento ha aumentato la presenza sui social network.
Il coronavirus ha cambiato anche le abitudini della clientela, almeno secondo il parere degli esercenti. Che vedono maggiore attenzione alla sicurezza in quattro casi su dieci. Per il 25 percento ora c’è maggiore tendenza a frequentare i componenti della propria famiglia e conoscenti stretti.
È significativo l’esito delle domande riguardanti l’utilizzo del suolo pubblico. Come noto, le amministrazioni locali hanno recepito le linee guida emanate dal Governo concedendo la possibilità di ampliare gli spazi occupati all’esterno dei locali senza ulteriori tasse. Ma il sondaggio di Confesercenti rileva che solo il 36 percento degli intervistati lo ha fatto effettivamente.
Come detto, il fatturato a tre mesi dalla riapertura è in calo per il 70 percento delle aziende interpellate. Che soluzioni hanno messo in campo per arginare l’emorragia? Il tentativo più gettonato (40 percento) è stato l’introduzione e il mantenimento del servizio di asporto o consegna a domicilio.
Segue l’introduzione di nuove tipologie di offerta (25 percento) e in un caso su cinque c’è stato un ampliamento dell’apertura, più giorni o più ore.
I dirigenti di Confesercenti, presentando l’indagine alla stampa, hanno manifestato tutte le loro preoccupazioni per il futuro. «Alla riapertura di maggio di fronte alle limitazioni c’era la prospettiva ottimistica dell’estate che avrebbe dato spazi all’aperto – commenta il direttore provinciale Graziano Gozi –. Ora invece vengono introdotte ulteriori limitazioni alla dimensione dei tavoli e agli orari ma di fronte abbiamo l’inverno che non consentirà più di utilizzare gli spazi aperti». E si tratta di un settore che nel mese prenatalizio macinava abitualmente una fetta importante del fatturato annuale. L’associazione di categoria auspica un’apertura delle amministrazioni locali per agevolare la realizzazione di strutture leggere all’aperto che forniscano almeno un palliativo. Ma ai Comuni chiede soprattutto misure di lunga durata che vadano a toccare i tributi.