I forni della ceramica rischiano di spegnersi, Gigacer: «Bolletta da 800mila euro»

Parla il presidente Savorani: «Al Governo chiediamo di estrarre più gas e di veicolarlo direttamente al manifatturiero»

Giovanni Savorani Convegno Cersaie

Savorani al convegno sul tema della manifattura al Cersaie in corso in questi giorni

«Non sappiamo più che prezzi richiedere, che termini di consegna garantire, tutto è per forza di cose instabile. Credo che la situazione non si sia ancora compresa bene: stiamo parlando di un euro in più nell’ultimo anno su 70 miliardi di metri cubi di gas in Italia. 70 miliardi di euro in più da pagare, che non ci sono».

A parlare, nel modo più chiaro e diretto possibile, è Giovanni Savorani, confermato la scorsa estate alla presidenza di Confidustria Ceramica nazionale, fondatore e presidente di Gigacer, impresa faentina del comparto con un’ottantina di dipendenti e un fatturato da 18 milioni di euro.

«In agosto non me la sono sentita di far ripartire i forni con il prezzo del gas che aveva sforato la soglia dei 300 euro: ho chiesto ai dipendenti di prolungare le ferie per una settimana. Ora invece – continua Savorani – stiamo lavorando a pieno regime, ma non so fino a quando ci riusciremo. Non posso escludere di dover interrompere la produzione e di attingere alla cassa integrazione da qui a fine anno».

Il dato che parla da sé è quello della bolletta di luglio. «809mila euro. Contro i 102mila dello stesso periodo di un anno fa, a fronte di una produzione simile. E agosto sarà peggio».

Soluzioni? «La maggior parte delle nostre aziende stanno stringendo i denti per cercare di capire come si muovono gli ordinativi, ma sarà inevitabile fermarsi un po’. Come comparto avevamo chiesto fondamentalmente una cosa al Governo – prima che venisse sfiduciato – oltre a una più generale moratoria su tutti i mutui e alle richieste all’Europa di mettere il famoso tetto al prezzo del gas. Quello di estrarre una quantità maggiore di gas in Adriatico e di veicolarlo direttamente sul manifatturiero della ceramica, del vetro, della carta, in parte nella chimica, ad un prezzo di poco più del costo di estrazione, in modo da andare a mitigare il costo del gas in quei settori più colpiti e di riuscire a mantenere così un po’ di competitività rispetto agli altri Paesi e difendere il tanto decantato Made in Italy. Nel campo della ceramica, infatti, l’85 percento della nostra produzione va all’estero (anche Gigacer si aggira su queste percentuali, ndr) e non possiamo perdere mercati che abbiamo faticosamente guadagnato grazie a decenni di lavoro».

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