Migliorano le condizioni dei contratti per i lavoratori ex interinali in banchina

Firmato un accordo integrativo tra Cooperativa portuale, agenzia Intempo e sindacati. Il direttore della coop: «Cerchiamo di offrire più garanzie per facilitare la ricerca di personale»

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Al porto di Ravenna migliorano le condizioni contrattuali per i lavoratori in somministrazione alla Cooperativa portuale, quelli che una volta venivano chiamati interinali. I sindacati Felsa-Cisl, Nidil-Cgil e Uiltemp infatti hanno di recente sottoscritto un accordo integrativo con l’agenzia per il lavoro Intempo e la cooperativa.

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L’accordo prevede l’aumento delle giornate di lavoro garantite (aumento delle ore di lavoro contrattualizzate) legato all’anzianità e alla mansione svolta, nonché la trasformazione, al raggiungimento dei 36 mesi di anzianità, del contratto di lavoro in staff leasing, ovvero la forma più tutelante di contratto nella disciplina della somministrazione di lavoro.

L’accordo è vigente per gli anni 2023 e 2024 e le parti si impegnano a incontrarsi in un tavolo congiunto entro dicembre 2024 per verificare i risultati ottenuti.

«Per noi equivale a un impegno importante in termini di costi – dice Denis Di Martino, direttore della Cooperativa portuale –, ma lo facciamo per tentare di fidelizzare i ragazzi che lavorano con noi e che hanno maturato professionalità grazie alla formazione». Di Martino ci tiene a sottolineare che la recente novità è arrivata a migliorare uno scenario già con maggiori garanzie rispetto ad altre realtà italiane: «Ci serviamo di Intempo da circa 15 anni e fin dal principio ci siamo distinti rispetto al panorama nazionale perché garantivamo due giornate di lavoro a settimana mentre tutte le altre  compagnie portuali utilizzavano i contratti a chiamata giorno per giorno. Poi 6-7 anni fa siamo passati a tre giornate garantite e una parte dei lavoratori in somministrazione ha la garanzia di 26 giornate al mese quindi come un tempo pieno».

Condizioni contrattuali migliori nel tentativo di ovviare alla difficoltà di reperire personale o mantenere chi è già assunto: «Cerchiamo di offrire un percorso di crescita prospettando il traguardo dell’ingresso come socio che significa di fatto un lavoratore a tempo indeterminato».

L’altro tema su cui insiste il dirigente è quello della sicurezza. «Facciamo un lavoro per natura con rischi particolari perché è unico nel suo genere. Per questo ci sembra giusto non accontentarci di soddisfare i requisiti minimi per essere in regola con la legge». L’esempio riguarda la formazione di un carrellista: «Di solito gli facciamo fare più giornate di affiancamento rispetto a quelle richieste perché vogliamo che veda non solo una tipologia di merce ma più di una». Non più di un mese fa i sindacati hanno accusato di carenze nella sicurezza in una realtà importante del porto come Marcegaglia. Come si spiega la coesistenza di situazioni così distanti nello stesso porto? «Io credo che questa sia proprio la dimostrazione di come certi settori come la logistica e l’autotrasporto dovrebbero introdurre il modello portuale dove c’è l’iniziativa privata ma il pubblico mantiene un controllo costante per regolamentare meglio le condizioni».

Il futuro della Cooperativa portuale è ovviamente legato al futuro del porto in generale. «Ravenna come noto è un porto di rinfuse e quello è ancora oggi il settore in cui siamo più concentrati. Ma ci auguriamo che lo scalo diventi attrattivo anche per altre merci e su questo il rigassificatore e il parco eolico potrebbero dare spinte importanti offrendoci anche nuove sfide professionali per studiare nuove tecniche di sbarco e imbarco».

I numeri della Cooperativa portuale: 370 soci e 300 mezzi

La Cooperativa portuale di Ravenna è il soggetto autorizzato dalle normative del settore per svolgere le operazioni di carico e scarico nelle stive delle navi e sulle banchine dei terminalisti del Candiano.

I portuali operativi sono attualmente 430: una sessantina interinali forniti dall’agenzia Intempo e 370 soci lavoratori a tempo indeterminato. A questi si sommano una decina di impiegati amministrativi e una cinquantina di meccanici nell’officina dei mezzi. La pianta organica richiede l’autorizzazione del ministero e attualmente è fissato a 420 il tetto massimo di soci.

Il parco mezzi conta circa 300 macchine: dai muletti più piccoli che spostano 3-4 tonnellate fino a quelli da 50 tonnellate che spostano i container e poi navette, rimorchi, pale gommate e bobcat.

Il lavoro in stiva e sulle banchine è circa il 90 percento dell’attività. Il resto consiste nel cosiddetto carrellamento delle merci per il trasferimento da nave/banchina al magazzino del terminalista.

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