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    Categoria: politica

Pagani: «Pronto a votare contro le liberalizzazioni al porto»

Il deputato ravennate Pd in Commissione Trasporti, critico sulle misure proposte dal Governo. «Il Progettone? Non entro nella diatriba…»

Dal sindaco ai lavoratori in stato di agitazione, dalle categorie coinvolte come gli ormeggiatori fino a ai parlamentari. Dal porto di Ravenna sono molte le voci che si levano contro la bozza del disegno di legge del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Il testo normativo prevede di rivedere alcuni articoli della legge 84/1994 che disciplina il lavoro portuale, le tariffe e le concessioni. Gli articoli coinvolti sarebbero il 16, il 17 e il 18, quelli deputati a regolare le operazioni portuali (carico, scarico, trasbordo, deposito e movimento di merci e materiali che riguardano solo a Ravenna alcune centinaia di persone) e i servizi tecnico-nautici (ormeggio, rimorchio, pilotaggio). Ne parliamo con Alberto Pagani, deputato Pd nella commissione Trasporti che si è già pronunciato con parole molte nette.

Onorevole Pagani, il Ddl Guidi sulle liberalizzazioni arriva in momento in cui già si discute di una legge per la riforma dei porti.
«A dire la verità, non c’è ancora una proposta di riforma dei porti. Il ministero dei Trasporti sta predisponendo il piano strategico nazionale della logistica e dei trasporti, che conterrà qualcosa anche sui porti. Io invece credo che avremmo bisogno di una riforma organica della portualità, che è una cosa ben diversa. C’è un percorso parlamentare avviato, già a buon punto, io andrei avanti con quello.».

Dal ministero dei Trasporti che risposte ha avuto su questo tema?
«Nessuna risposta chiara. Il ministro ha nominato un gruppo di saggi da lui scelti, senza spiegare il criteri con cui ha attribuito la saggezza a queste persone. I saggi devono presentare una bozza di piano. Fino a ora c’è stato un solo incontro, definito pomposamente “stati generali dei porti italiani”, aperto ai parlamentari interessati ed agli operatorti del settore. Nella sostanza la base di discussione dell’incontro era generica e fumosa. I contenuti veri arriveranno dalla fucina dei saggi, alla fine. Mi pare un modo singolare e bizzarro per fare una riforma».

Passando invece nello specifico al Ddl Guidi ci sono proposte molto precise dal governo in merito alla portualità che lei ha definito «sbagliate e dannose».
«In questo caso mi riferivo all’iniziativa del ministero per lo Sviluppo economico che aveva inserito la materia del lavoro portuale e dei servizi tecnico-nautici in una bozza di provvedimento riguardante le liberalizzazioni e la concorrenza. Per ora fortunatamente quelle proposte sono abortite, nel Ddl che verrà discusso dal consiglio dei ministiro il 20 febbraio non ci sono più, ma possono comunque riemergere da qualche altra parte, ed è comunque evidente che affrontando in modo così frammentato e disorganico le questioni che riguardano i porti, è facile combinare guai».

Quindi siamo punto a capo. Ma perché il governo sta affrontando l’argomento in questo modo?
«Buona domanda, se lo sapessi… mi pare che ci siano un po’ troppe manie di protagonismo di alcuni ministri, e forse anche un po’ di subalternità a pressioni lobbistiche di specifici portatori di interessi, e prezzolati esperti del settore».

Allora la domanda è: chi ne gioverebbe se queste norme rispuntassero e chi ne soffrirebbe?
«Deregolamentando il lavoro i lavoratori portuali sarebbero gettati alla competizione più assurda tra chi fornisce servizi più o meno seri, e vincerebbe la logica del costo più basso. Nei porti esistono compiti – penso ai portuali, ai piloti, agli ormeggiatori o agli addetti ai lavori di rimorchio – per cui è necessario garantire adeguata formazione. Non si stratta di lavori semplici e scarsa responsabilità. Sono lavori che comportano obblighi di servizio pubblico e comportano spesso attività pericolose. Con la cancellazione di alcuni articoli della legge 84/94 si svuotano le Autorità portuali e le Capitanerie di Porto rispetto a controlli e autorizzazioni nello svolgimento di importantissime operazioni e sulle imprese che operano negli scali. Si liberalizzano infine le tariffe per i servizi tecnico-nautici in nome della libera concorrenza. Ma un conto è un servizio di telefonia, un conto un servizio portuale: non esistono sconti al ribasso. E se esistono sono sbagliati. Oltre tutto, in questo modo si consoliderebbero invece le posizioni di alcuni terminalisti, quelli che fanno più massa critica e che possono operare a prezzi più “convenienti”. Se dovessero essere riviste queste norme, insomma, si avrebbe una liberalizzazione pericolosa del lavoro portuale. Ne trarrebbero un vantaggio solo gli operatori che spenderebbero meno, ma a quale prezzo per il sistema portuale e per la sicurezza di tutti?»

In realtà, già oggi appunto accade. Basta pensare al caso Vertullo, morto il primo giorno di lavoro nella stiva di una nave…
«Appunto, un ragazzo il primo giormo di lavoro non ha ancora l’esperienza necessaria per conoscere a fondo i pericoli di un mestiere difficile. Per questo le compagnie portuali, grazie al fatto che operano in esclusiva in banchina, investono moltissimo in formazione e sicurezza. E purtroppo a volte non basta. Pensiamo a cosa accadrebbe se quel lavoro lo facesse chiunque».  

Si potrebbe rispondere che adeguati controlli potrebbero garantire il rispetto delle norme e così si permetterebbe a nuovi soggetti di muovere il mercato creando nuove opportunità ed eliminando posizioni di vantaggio dei soliti noti?
«Certo che si potrebbe rispondere così, e si direbbe una cosa falsa. La realtà invece sarebbe ben diversa. Andrebbero a lavorare in stiva dei lavoratori che hanno fatto un finto mini corso di formazione per fare il lavoro di portuali che invece sono istruiti sulla sicurezza in modo serio e costante. Non prendiamoci in giro. Perché spesso nei porti gli incidenti mortali avvengono nei primi giorni di lavoro? Perché è un lavoro pericoloso se non si è abbastanza preparati. Chi conosce il lavoro portuale lo sa, e se finge di non saperlo è in mala fede».

La domanda allora va ribadita: senza scomodare le categoria di destra e sinistra, a chi conviene? Perché un governo del Pd sta pensando a misure come queste?
«Conviene a quegli operatori che pensano che le loro aziende siano più competitive se risparmiano sui costi del lavoro e della sicurezza, o semplicemente vogliono spendere meno per guadagnare di più e cambiare la Mercedes dell’anno scorso con l’ultimo modello uscito quest’anno. A mio avviso quelle sono le aziende più arretrate e meno utili al Paese. Perché il Ministro Guidi abbia dato sponda a queste idee non lo dovete chiedere a me, che sono contrario. Io credo che un imprenditore serio e lungimirante sappia bene che la situazione di pace sociale che fino a qui regna nei porti italiani rappresenta un valore economico molto più importante. Chi vuole fare cambio con la situazione di conflitto e di sciopero selvaggio che ha bloccato nei mesi scorsi alcuni tra i più grandi porti del mondo?»

Quindi lei voterebbe contro una qualsiasi proposta o decreto legge che includesse queste misure?
«Io sono contrario a queste misure e se arriverà in Parlamento un provvedimento che conterrà queste misure farò la mia battaglia per cambiarlo, fino al punto di votare contro».

Cambiando per un momento argomento, lei ha invece votato a favore della Legge di stabilità che sta prosciugando le risorse dai territori, dai tagli agli locali fino alla tassazione sulle Fondazioni.
«Per non prosciugare le risorse delle imprese e delle famiglie».

Però quando lo facevano gli altri vi arrabbiavate molto, mi pare di ricordare. Così non rischiate anche di togliere sovranità di fatto al piano locale?
«Purtroppo ci sono pochi soldi davvero, perché il gettito dell’erario è in ragione del Pil, e se con la crisi il Pil cala, il denaro pubblico cala in modo proporzionale. O ne prelevi di più dalle tasche di famiglie e imprese, e mi pare francamente impossibile ed irragionevole, oppure ci sono meno soldi per gli enti pubblici».

Tornando al porto e, in questo caso a investimenti pubblici importanti sul territorio, in questi giorni si è aperto uno scontro sul Progettone tra chi, Autorità portuale, denuncia un “assalto alla diligenza” sul tema degli espropri e chi, in primis Confidustria, parla di un’enorme operazione immobiliare che non dovrebbe essere competenza di un ente pubblico…
«Non voglio entrare in questa diatriba tra persone che stimo, e che mi dispiace siano scese in un conflitto tanto acceso e violento. Non posso fare altro che auspicare che si ritrovi maggiore serenità e coesione tra i principali protagonisti della vita portuale, nell’interesse del porto e della nostra città».