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    Categoria: politica

Annunciati 238 esuberi alla Cisa di Faenza Lavoratori e sindacati in piazza il 4 luglio

La multinazionale proprietaria vuole trasferire l’attività all’estero
Nella più grande fabbrica manfreda lavorano oltre 500 persone

Al tavolo convocato mercoledì al ministero dello Sviluppo Economico la direzione della Cisa Allegion – gruppo nato da una costola della multinazionale americana Ingersoll Rand che acquistò la Cisa una decina di anni fa – ha annunciato 258 esuberi in seguito alla decisione di trasferire buona parte della produzione all’estero. Di questi, 238 riguardano la sede storica della Cisa di Faenza. Azienda metalmeccanica punto di riferimento nel mercato dei sistemi di chiusura e controllo degli accessi, la Cisa è la più grande fabbrica della città manfreda con 524 dipendenti, di cui circa 300 donne. Tra i 238 esuberi di Faenza, 34 riguardano anche gli impiegati, mentre il resto sono operai (diretti, indiretti e 6 a domicilio, ossia a cottimo).

L’azienda – dopo aver ricordato che negli ultimi anni dei 13 stabilimenti tra Europa e Medio Oriente ne sono rimasti attivi solo 6, di cui due in Italia (oltre a Faenza anche Monsampolo del Tronto, in provincia di Ascoli, dove gli esuberi sono 20 a fronte di 236 dipendenti) – ha dichiarato di voler mantenere il proprio quartier generale nella sede di Faenza, che vorrebbe farla diventare un polo di eccellenza dei sistemi di sicurezza elettronici, trasferendo invece le lavorazioni meccaniche all’estero. La presidente di Allegion, Veiga Moretti, ha dichiarato di essere pronta a collaborare con i sindacati, che però non ci stanno, chiedendo un vero piano industriale con dettagli su investimenti e risorse (a questo proposito è già stato fissato un nuovo incontro, il 16 luglio, al ministero). Anche il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, è intervenuto in queste ore, auspicando «molta determinazione e unità dei lavoratori e della comunità», perché «non sarebbe la prima volta che queste forze fanno cambiare idea a una multinazionale».

Dalla Regione, intanto, arrivano le parole dell’assessore alle Attività produttive Palma Costi: «Condividiamo la preoccupazione del sindacato e delle istituzioni locali per il grave impatto occupazionale e la necessità di salvaguardare una importante realtà produttiva. Poiché il nostro obiettivo principale rimane la salvaguardia dell’occupazione, la Regione può mettere in campo in questa crisi interventi di formazione e riqualificazione professionale, visto che l’azienda ha dichiarato di voler rivedere il proprio modello produttivo spostandosi verso prodotti di maggior valore aggiunto. Possibili anche interventi legati ai bandi Por Fesr per la ricerca industriale e l’innovazione per nuovi prodotti su cui l’azienda intende impegnarsi».

Intanto, sindacati e lavoratori stanno programmano una manifestazione in piazza per il 4 luglio, che trova già l’adesione del parlamentare ravennate di Sel, Giovanni Paglia, che ha depositato anche un’interrogazione urgente all’attenzione della ministra dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. «Si tratta – ha commentato Paglia, che ha invitato a Faenza il 4 luglio anche lo stesso Landini – l’ennesima dimostrazione di come per certa impresa irresponsabile la ricerca del profitto sia da preferire alla tutela dei posti di lavoro».