«Non più di 15 richiedenti asilo per struttura, corsi di lingua in sedi comunali»

Pronti i bandi per i centri di accoglienza, parla l’assessore Morigi

Il ciclo di incontri con autori sul tema delle frontiere per cui il Comune di Ravenna ha investito 4mila euro (vedi articoli correlati) e la volontà dichiarata di voler collaborare in futuro alla creazione di nuovi eventi con l’Università sul tema dell’accoglienza danno il segno di un’attenzione culturale a questo tema e di un’impronta un po’ diversa rispetto al passato. Ne parliamo con Valentina Morigi che dal 2016 è assessore all’Immigrazione del Comune di Ravenna.

Assessore, come nasce l’idea di finanziare un progetto così? Sembra qualcosa di molto culturale e insieme politico, molto pensato per gli italiani di vecchia data…
«È vero. Stiamo vivendo un passaggio fondamentale della nostra società e abbiamo bisogno di un lavoro culturale per produrre pensiero sociale e comunitario sul tema dell’accoglienza. Basti pensare che oggi molti immigrati che da anni lavorano sul territorio anche in termini di volontariato sono intanto diventati italiani. Non ha senso continuare a dividere il mondo in “noi” e “loro”, è miope, è un modo di negare la realtà che non serve a nessuno».
A questo proposito, ci dice cosa ne sarà della Rappresentanza dei cittadini extra Ue? È iniziato un lavoro di “revisione”?
«Sì, abbiamo iniziato un percorso condiviso con le associazioni cercando di capire di quale strumento dotarci, alla luce anche di ciò che non ha funzionato. Quando nacque la Rappresentanza, nel 2002, si pensava sarebbe stato uno strumento transitorio in attesa del vero diritto di voto, che però ancora non è arrivato. Guarderemo quel poco che è rimasto delle esperienze in Emilia Romagna, in particolare Imola dove esiste un organismo misto».
Lei è anche assessore al Bilancio, saranno confermate le risorse per il capitolo immigrazione? E la loro modulazione?
«Le risorse comunali sono confemate e attendiamo di sapere tramite i piani di zona quale sarà lo stanziamento previsto. Intanto abbiamo la certezza di esserci aggiudicati progetti finanziati da fondi Europei che saranno realizzati sul territorio con ricadute come sempre positive in termini di lavoro e di crescita professionale degli operatori».
Questo fu uno degli argomenti che utilizzò a settembre per spiegare perché Ravenna dovesse ospitare un hub (un luogo dove la permanenza massima non supera i due mesi) per venti minori non accompagnati. Come sta andando quell’esperienza?
«Molto bene e stiamo organizzando per fine mese una commissione consiliare che prevede la visita all’appartamento dove sono alloggiati i ragazzi. Chiederemo loro di accogliere amministratori e stampa, di narrare il loro viaggio, di esprimere le loro aspettattive perché sono spesso oggetto di tanto dibattito e tante polemiche, ma in realtà non hanno uno spazio in cui esprimersi».
Nel 2017 è atteso anche il cambiamento più radicale nella gestione profughi del territorio: il Comune prenderà in carico i bandi per i centri di accoglienza finora gestiti dalla Prefettura. A che punto siamo?
«I bandi saranno due e usciranno entro metà febbraio, entro il mese contiamo di presentarli pubblicamente. Uno riguarderà l’accoglienza per quanto riguarda alloggio, vitto e le tutele minime come quella alla salute, quella legale o l’impegno per far partecipare i richiedenti asilo a progetti di cittadinanza attiva e volontariato. Il secondo bando invece riguarderà l’insegnamento della lingua italiana e il supporto alla rete dei gestori. In particolare la lingua italiana verrà insegnata nelle sedi decentrate del Comune, cioé in sedi pubbliche, e secondo una modalità a modulo continuo e sulla base della preparazione dei frequentanti».
Questo comporterà costi aggiuntivi per il Comune rispetto ai fondi stanziati dal Ministero?
«No, i costi saranno completamente coperti dallo Stato e il Comune di Ravenna non ci metterà un euro».
L’opposizione ha però obiettato che nel caso lo Stato ritardasse nell’erogare i fondi, il Comune potrebbe trovarsi costretto ad anticiparli…
«Non è mai successo e non succederà neanche a Ravenna perché il sistema di smistamento dei richiedenti asilo tiene conto dei posti disponibili e finanziati».
Un tema molto d’attualità in questi giorni in città: quanto conterà il ribasso offerto dai concorrenti? Si tratta di un mercato piuttosto appetibile anche per realtà esterne al territorio…
«Non posso rivelare i dettagli, ma posso certamente dire che abbiamo costruito i bandi in modo da premiare la qualità e abbiamo messo tra i requisiti l’esperienza nel campo. Vogliamo offrire un servizio che sia migliorativo rispetto allo standard minimo richiesto ai cosiddetti Cas e che si avvicini invece più al modello dello Sprar».
I posti a bando sono 350. Tra i requisiti per chi partecipa c’è anche quello di trovare sistemazioni per un massimo di persone?
«Sì, si chiedono lotti di non più di 10 o 15 persone, perché vogliamo evitare quelle macrostrutture che creano ghettizzazione e non permettono una buona cultura dell’accoglienza, che invece è ciò che vogliamo promuovere innanzitutto praticandola. In questo modo sarà anche più facile mettere in piedi un modello diffuso di relazione stabile per reti di comunità e associazioni che operano sui territori».

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