L’appello alle autorità: «Stop all’adunata fascista per ricordare Ettore Muti»

La Consulta Antifascista chiede in alternativa che il raduno venga trasferito o perlomeno vengano vietati tricolori, gesti, orazioni, stele marmorea…

CERIMONIA ETTORE MUTI AL CIMITERO DI RAVENNA 2020

Una cerimonia per Ettore Muti di qualche anno fa

Nuovo appello della consulta provinciale antifascista di Ravenna contro quella che viene definita «l’adunata fascista» che ogni anno a fine agosto si tiene al cimitero per ricordare la morte del gerarca Ettore Muti.

In un comunicato inviato alla stampa, la consulta ricorda che le spoglie non si trovano più a Ravenna e quindi che «non si tratta più di una visita ad un defunto bensì di una chiara, pubblica manifestazione di esaltazione fascista. L’evento, divenuto simbolico stante la reiterazione, è da ritenersi antecedente causale idonea a provocare adesioni e consensi alla riorganizzazione di formazioni di stampo fascista in quanto è pubblicizzata, anche dai promotori, sulla rete e sulla stampa ex ante et post. Quest’ anno, in aggravante, si inserisce nel centenario della marcia fascista su Roma che sarà certamente oggetto di iniziative celebranti la dittatura che portò l’Italia alla rovina e che di nostalgico hanno ben poco perchè sono chiaramente revansciste».

La Consulta chiede alle autorità pubbliche competenti di vietare la celebrazione, ricordando «che la legge n. 645 (legge Scelba) agli articoli n. 4, 5, 7 afferma: “Chiunque esalta pubblicamente esponenti, principi, fatti,metodi del fascismo… è punito con la reclusione fino a due anni”; “Chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista è punito con arresto fino a tre mesi e ammenda”».

E in subordine gli antifascisti chiedono che il raduno «venga trasferito in altra città dove sono ora le spoglie del Muti oppure in altro luogo ben lontano dal cimitero e dalla città di Ravenna»; che «venga vietato ogni impiego del tricolore della Repubblica Italiana nata dalla Guerra di Liberazione contro il nazifascismo in quanto provocatorio ed offensivo»; e infine che «vengano vietati gesti, etimi, orazioni, stele marmorea o d’altro genere richiamanti l’ideologia fascista e la sua apologia in ogni forma».

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