«In ballo nella guerra non c’è il Donbass ma come si governa il mondo»

Conflitto Ucraina-Russia: l’opinione dell’ex parlamentare Alberto Pagani, membro della delegazione Nato Pa: «Manifestare per la pace senza avere in mente una via d’uscita non è buona politica»

Kharkiv Quarriere Distrutto

Kharkiv, Ucraina (foto del reporter di guerra Fausto Biloslavo, premiato con il Guidarello 2022 alla carriera).

Alberto Pagani, ravennate, è deputato uscente del Pd dopo due legislature in cui si è occupato di geopolitica, spionaggio internazionale e cybersicurezza. Di recente ha partecipato a diversi eventi di calibro internazionale, inclusa l’Assembla generale dell’Onu e, in attesa che vengano nominati i nuovi membri, fa tutt’ora parte della delegazione Nato, in rappresentanza del nostro Paese. A lui quindi chiediamo uno sguardo sulla guerra che da febbraio sta coinvolgendo l’Europa.

Come si sta comportando la comunità internazionale verso questo conflitto? Il mondo si sta dividendo tra l’asse atlantico e il resto dei paesi?
«L’Occidente è sempre stato unito e coeso a sostegno dell’Ucraina, vittima dell’aggressione militare della Russia. Altri Paesi, anche molto importanti, come la Cina o l’India, hanno preferito tenere una posizione più ambigua, spacciata per neutralità, per approfittare delle opportunità prodotte dalle sanzioni economiche occidentali alla Russia e approvvigionarsi di idrocarburi a condizioni più vantaggiose».

Questo conflitto può quindi ridisegnare una sorta di ordine mondiale?
«L’intenzione dichiarata di Putin è proprio questa: ridisegnare l’ordine mondiale e ridefinire il rapporto di forza tra Oriente ed Occidente a cominciare dall’Europa. In Ucraina si combatte una guerra antica, per il possesso del territorio, ma quella che vediamo è solo la parte emersa di un iceberg, sott’acqua c’è molto di più, perché l’attività cinetica, per usare un termine militare, nasconde una contesa per il potere sulla rete di supply chain globali; è l’epicentro di un terremoto mondiale che ha conseguenze nell’economia; nell’accesso alle risorse energetiche, nell’impiego di una moneta di scambio piuttosto che un’altra nelle transazioni. Il vero oggetto del contendere non è chi controlla il Donbass, ma come si governa il mondo».

Alberto Pagani Ex Deputato Pd

Albero Pagani, ravennate ex parlamentare Pd, esperto di geopolitica, spionaggio internazionale e cybersicurezza

Ma quindi come si arriva alla pace?
«Si arriverà alla pace quando la capacità offensiva russa sarà esaurita. Almeno che il sistema di potere russo non imploda prima, cosa che non considero auspicabile, perché migliaia di testate nucleari senza padrone mi spaventano più di Putin. Le difficoltà della Russia sul terreno sono evidenti, e le ultime vicende lasciano pensare che l’inverno aumenterà i problemi logistici, fino a rendere lo sforzo bellico insostenibile. Solo allora la Russia valuterà di non avere più la convenienza, o la possibilità, di continuare a combattere. Allora cercherà la strada per uscire dal conflitto raccontando di avere vinto, cioè di aver raggiunto gli obiettivi prefissati dell’azione militare speciale, anche se non è vero.».

Zelenski è sicuramente l’aggredito, ma è quindi lecito non aspettarsi che ceda a nessuna richiesta dell’aggressore?
«Quello che farà l’Ucraina credo che lo deciderà il governo e il popolo ucraino, che è vittima dell’aggressione militare russa. Certo che noi possiamo dire che devono sedersi attorno a un tavolo e cercare una soluzione diplomatica per avere la pace subito, ma non possiamo pretendere che si accordino se non lo vogliono fare. Al momento mi pare evidente che non ci sono ancora le condizioni per un cessate il fuoco perché i russi non vogliono ritirarsi e gli ucraini li vogliono cacciare dal loro territorio».

Putin è quindi davvero il solo responsabile?
«Ovviamente ci sono stati errori da tutte le parti, come accade sempre, ma siccome è la Russia che ha invaso l’Ucraina, e non il contrario, direi che il responsabile è Putin. Sostenere che la colpa è dell’Occidente che lo ha provocato mi sembra un modo sciocco e ridicolo per attenuarne le responsabiltà. Certamente l’espansione ad Est della Nato e le violazioni ucraine degli accordi Minsk 2 hanno alimentato l’ostilità russa verso l’Occidente, ma non è questo il cuore del problema, lo ha spiegato benissimo lo stesso Putin, quando ha detto che il crollo dell’Urss è stata la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo».

Ma quindi il conflitto non si poteva evitare?
«Per rispondere bisogna avere chiaro che sono vent’anni che Putin cerca il modo di risolvere il problema sostenendo o imponendo dove può, come in Bielorissia, dei governanti filorussi per mantenere i confini dell’area di influenza che aveva l’Unione Sovietica. In Ucraina ci è riuscito fino alla caduta di Viktor Janukovyč, che infatti definisce colpo di Stato. Ma a differenza delle Repubbliche Baltiche l’Ucraina è troppo importante per la Russia, per poterne accettare l’indipendenza ed anche l’autonomia. Se l’Ucraina fosse governata da un burattino di Mosca non avrebbe avuto bisogno di invaderla e la guerra si sarebbe evitata. Ma quello che dobbiamo chiederci è se consideriamo accettabile che un vicino prepotente possa imporre a un popolo libero chi lo dove governare, e che questo lo debba subire per non essere aggredito».

Lei è stato molto critico con i vertici del suo partito che sono scesi in piazza con i pacifisti che chiedono una soluzione a entrambi i soggetti coinvolti…
«Io non sono critico con chi vuole la pace, anche io la voglio, ma credo che sventolare una bandiera della pace non sia sufficiente, perchè quella bandiera non può nascondere le opinioni molto diverse sulla soluzione del conflitto. Manifestare senza avere in mente una via d’uscita concreta e praticabile non è una buona politica, perché le contraddizioni si evidenzieranno subito, al primo tornante, che sarà il prossimo decreto per la fornitura di armi agli ucraini».

Come immagina la Russia e i nostri rapporti con la Russia nel futuro?
«Prima o poi questa guerra finirà e sarà nostro dovere tentare di ricostruire una relazione di buon vicinato con il popolo russo e per quanto sarà possibile con il governo che ci sarà».

E cosa dovrebbe fare ora il nostro governo?
«Continuare a sostenere la resistenza Ucraina insieme agli altri Paesi dell’Occidente, e al tempo stesso tenere sempre vivo il canale diplomatico con la Russia per arrivare appena sarà possibile a un cessate il fuoco e intavolare trattative di pace. Però alla fine la pace la deve negoziare l’Ucraina con la Russia; noi possiamo cercare di favorirla, fornire le garanzie possibili e necessarie per la stabilità e la sicurezza di entrambi, ma non sostituirci a loro».

Alla luce del non chiaro episodio del 15 novembre, con due missili russi caduti in territorio polacco, lei crede che esista un rischio effettivo per i paesi Nato di essere direttamente coinvolti nel conf litto?
«Il rischio naturalmente c’è, ma c’è anche la consapevolezza che bisogna fare tutto il possibile per evitare una pericolosa escalation del conflitto. Sono mesi che si corre rischi sul confine, anche il pattugliamento aereo è pericoloso, ci vuole un attimo a sconfinare, anche involontariamente. Però nessuno vuole allargare il conflitto».

 

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