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    Categoria: società

Assalto a Hebdo, il ravennate reporter a Parigi: «Poteva capitare a me»

Marzari vive in Francia: «Colpita una rivista simbolica per la satira sull’Islam. Fa paura che sia avvenuto nel cuore dell’Europa»

«Mi ci è voluto un po’ per capire cosa era successo davvero e a quel punto mi sono reso conto che sarebbe potuto accadere anche in una delle redazioni in cui lavoro». La strage è avvenuta nella sede della rivista Charlie Hebdo a Parigi ma per chi fa il giornalista nella capitale francese, come il 32enne lughese Emanuele Marzari, viene spontaneo pensare che quei kalashnikov avrebbero potuto sparare tra i tavoli e i computer del suo posto di lavoro. Tre uomini incappucciati e armati hanno fatto irruzione nella sede del giornale aprendo il fuoco con dei kalashnikov. Tra le persone che hanno perso la vita, otto giornalisti, due agenti assegnati alla protezione del direttore, un ospite che era stato invitato alla riunione di redazione e il portiere dello stabile.

Da anni Emanuele vive in Francia dove lavora come videoreporter freelance per diverse case di produzione: «Quello che mi sconvolge è che l’attacco è avvenuto nel cuore della Francia, nel centro di Parigi, colpendo il giornalismo e la libertà di critica che sono un fondamento delle democrazia. Credo sia paragonabile a quanto vissuto in passato da città come Londra, Madrid. Per la violenza del gesto è paragonabile alle Torri Gemelle».

Forte la commozione in tutta la comunità francese, ancora di più tra i giornalisti: «Hebdo è una rivista molto conosciuta, con uno stile forte, è una voce fuori dal coro molto satirica. Non conoscevo personalmente nessuno della redazione ma lo stato d’animo, anche in quanto appartenente alla categoria, è di profondo dispiacere. Hebdo è un simbolo per le molte vignette satiriche che spesso hanno preso di mira l’Islam».

Il dolore, la rabbia, la paura. Sentimenti che animano la popolazione francese in questo momento. Ma bisogna anche guardare avanti: «È complicato ipotizzare cosa succederà nei prossimi giorni. Credo che l’importante sia andare avanti con la propria vita. Continuerò ad andare in redazione e in giro per la città, senza farmi spaventare. Certo che fa effetto rendersi conto che forse organizzare una strage di questo tipo non è così difficile. In fin dei conti basta avere qualche conoscenza e a Marsiglia per poche centinaia di euro un kalashnikov si compra. Ora bisogna chiedersi se il gesto contro Hebdo è l’opera di una cellula impazzita di soggetti autonomi o frutto di una strategia più pianificata».