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    Categoria: società

Caso Advs: la versione dei fatti del dimissionario consigliere Franco Bencivelli

Riceviamo e pubblichiamo le annotazioni dello storico dirigente dell’associazione dei donatori di sangue

Riceviamo e pubblichiamo questa replica di Franco Bencivelli, ex presidente e consigliere dell’associazione Advs-Fidas di Ravenna, alla lettera di precisazioni pubblicata sul nostro sito web dall’attuale presidente Monica  Dragoni (vedi articoli correlati).
Spett. redazione di Ravenna&Dintorni,
come già anticipato nel commento postato il 26 luglio scorso in calce alla lettera della Presidente Advs-Fidas di Ravenna comparsa sul sito web di Ravenna&Dintorni con il titolo “Non ci sono faide ma solo esigenze di rinnovamento nell’Advs”, la presente è per chiedere l’integrale pubblicazione del mio intervento alla Assemblea della Advs-Fidas del 7 giugno scorso e della mia successiva nota di dimissioni dal Consiglio direttivo della stessa Associazione.
La lettera della Presidente può essere interpretata come sostitutiva di quella replica nel merito che nell’Assemblea non c’è stata. Tuttavia, la scelta della “forma pubblica a mezzo stampa” con le numerose citazioni della mia persona in toni e modi che considero ingiuriosi, oltre che lesivi della verità dei fatti, mi inducono quanto meno a fornire in dettaglio gli elementi di conoscenza che permettano a ciascun lettore di formarsi un proprio giudizio autonomo e compiuto.

Di seguito il mio intervento all’assemblea del 7 giugno.

«Come ho detto in CD, questa Relazione Morale è inadeguata, sia tecnicamente che politicamente.
Alla fine dell’anno scorso, i Soci erano effettivamente 8.052, ma i donatori attivi erano 5.166, in riduzione rispetto al 2013. E in riduzione erano anche tutti gli altri indicatori: l’ “indice di donazione” e soprattutto il numero donazioni (-3,5%).
Può sembrare poca cosa, se non fosse che il 2014 rappresenta la punta più alta di una flessione che ormai si registra ogni anno da diversi anni.
Ma qualificare questa flessione “lievissima”, come si dice nella Relazione Morale, e non spendere neppure una parola su come contrastarla è una grave mancanza di tipo politico.
Per di più, noi facciamo parte di un sistema “in rete regionale” e va detto all’Assemblea che il nostro contributo si è rivelato spesso inadeguato. È così ancora oggi.
Per causa di errori nella programmazione o per causa nostra? Di entrambe le cose, secondo me. Ma una opinione non vale nulla, se non diventa il frutto di uno studio serio. Una prospettiva che la Relazione non si pone neppure.
Quanto ai nuovi donatori, di 10 aspiranti giudicati idonei, alla fine ci sono rimasti 2 soli donatori “fidelizzati”. Un risultato misero. 
Certamente non intendo far carico di questa situazione al Consiglio direttivo attuale.
Ma è evidente che i mezzi impiegati finora (feste, tornei, grigliate di saraghine e così via) sono buoni, ma sono inadeguati. Occorre inventarsi nuovi metodi, che permettano l’incontro diretto con le “persone”, più che limitarsi a contare sulla “visibilità” della Associazione.
Dalla Relazione scaturisce l’immagine di una Associazione chiusa in sé stessa e senza prospettive. Prova ne sia anche il fatto che la nostra affiliazione alla Federazione che ci rappresenta in sedi più vaste (la Fidas) non viene nemmeno ricordata.
Inoltre, nel giro di un anno, abbiamo avuto due diversi Consigli direttivi, perché quello attuale non è certo quello primitivo. Ci sono state le dimissioni di un Presidente e di un Vice-Presidente, le dimissioni di due Consiglieri, il rifiuto dei primi due non eletti a subentrare in questo Consiglio, la ricomposizione ottenuta raschiando il fondo dei non eletti.
La Relazione liquida questa crisi in cinque righe, definendola “qualche momento difficile e di tensione”. Nessun cenno al “perché” di questa vera e propria crisi.
Allora ve lo dico io, che ne sono stato al centro. Io ho commesso il grave errore di cercare di arginare l’azione del Consigliere Flavio Vichi, volta alla progressiva occupazione di tutti gli spazi di influenza. Ma senza riuscirci.
Così, Flavio Vichi, già nominato Segretario organizzativo, ha acquisito il controllo della comunicazione via web estromettendo gli altri “amministratori”; ha ottenuto la nomina della sua fidanzata a Incaricato-stampa e Direttore responsabile del nostro giornale (fra l’altro con spese più che duplicate); ha ottenuto che l’attività di propaganda professionale venisse affidata a una Ditta individuale, cioè fatta di una sola persona di sua esclusiva conoscenza, che presumo gli sarà grata; infine ha ottenuto per sé anche la nomina a Responsabile della Comunicazione, cioè di “supercapo” di tutto questo.
Questa è la vera operazione di “re-styling”. Il resto è solo “conseguenza”.
Tutto regolare. Tutto con il consenso del CD, il più delle volte anche con il mio consenso, a volte per fiducia mal riposta, altre volte deglutendo amaro per amor di pace.
E ho anche commesso due “peccati capitali”.
Il primo. Rifiutandomi di firmare un bonifico, ho bloccato l’ultimo atto di una articolata operazione di vera e propria evasione fiscale per oltre 1.700 Euro di iva, messa in piedi proprio da Flavio Vichi, in concorso con un fornitore.
Noi viviamo unicamente di soldi pubblici. È impensabile che proprio noi andiamo a sommarci ai tanti evasori che ci sono nel nostro Paese.
Il Paese ci dà. Il Paese deve ricevere, quando è previsto che sia così.
Il secondo peccato capitale, che ha funzionato da detonatore di una crisi già in atto, è stato quello di aver cercato (senza riuscirci) di fare in modo che al Coordinatore dei Giovani, studente universitario fuori-sede, non venisse sistematicamente impedita la partecipazione alle sedute del Consiglio direttivo, come è previsto dal nostro Statuto. Volevo una turnazione delle giornate in cui riunire il CD, così che il Coordinatore potesse partecipare almeno una volta su tre.
Ma secondo il Vichi (e secondo il CD, che ha convenuto con lui), la sua partecipazione è “un diritto e non di un dovere”, sicché se non partecipa non fa niente. Nessuno gliene farà una colpa. Dimenticando, però, che questo dirigente rappresenta, a norma di Statuto, l’anello di congiunzione del gruppo-giovani con il CD.
Proprio in questi giorni, Flavio Vichi è giunto alla sua “soluzione finale”: con un atto formale tutto suo, si è assunto personalmente il controllo del “gruppo”, in barba alla autonomia organizzativa che le nostre norme riconoscono ai giovani e in barba anche al CD, neppure consultato.
Riguardo a questi giovani, ci sono stati altri segni di ben misera sensibilità politica. Oggi, mi limito a segnalare la totale assenza, nella Relazione Morale, di qualsiasi accenno alla politica giovanile che l’Associazione intende mettere in campo.
Per quanto mi riguarda, giudico di aver fatto la mia parte restando in Consiglio dopo le dimissioni da Presidente, con l’ obiettivo prioritario di esercitare una azione di “controllo”  che prevenga episodi di gestione amministrativa opaca. C’è chi pensa che mi sarei dovuto rendere disponibile a “tutto campo”. Dopo quel che è accaduto e con questi interlocutori, soprattutto con questo Segretario organizzativo, non lo credo possibile.
Lui possiede un’autostima illimitata che lo spinge sempre e comunque in prima fila. Questo lo rende incapace di dirigere chiunque non sappia adattarsi pregiudizialmente al suo modo di vedere le cose. A maggior ragione lo rende incapace di essere diretto da chicchessia, tanto da assumere iniziative autonome senza neppure accorgersi di uscire dal proprio ruolo. Insomma, lo si potrebbe definire un “solista”. Condizione inadatta a qualsiasi ambiente associativo; addirittura devastante in una associazione di volontariato.
Nella nostra, come in altre di cui Vichi ha fatto parte e non fa più parte, chissà perché.
Dico tutto questo con dispiacere, anche pensando che, in un contesto diverso, alcuni dei membri di questo CD avrebbero potuto essere di grande aiuto alla nostra Associazione.
Ma, a questo punto, credo indispensabile “voltare pagina”. Io, naturalmente, voterò “contro” questa Relazione Morale, come ho fatto in CD.
Credo che voi dovreste quanto meno esprimere un voto di “astensione”, per dimostrare insoddisfazione per un metodo di lavoro che, seguendo l’impostazione del Segretario organizzativo in carica, concentra ogni impegno in feste e in alcune attività di sostegno sociale che possono, al più, aumentare la nostra “visibilità”, senza affrontare il nostro problema centrale, che è quello di recuperare adeguatezza nella raccolta del sangue.
Se nulla dovesse cambiare, il CD avrà le mie dimissioni già in occasione della sua prossima riunione. Così, questo Consiglio resterà anche monco, perché non potrò essere sostituito.
Per quasi quarant’anni ho lavorato in questa Associazione o per questa Associazione e sono davvero dispiaciuto di dover concludere in questo modo.
Ora, la responsabilità di decidere per il futuro grava tutta su di voi».

Di seguito anche la mia lettera di dimissioni dal Consiglio Direttivo, consegnata a mano in calce alla seduta di Consiglio del 23 giugno scorso (prot.589).

«Visto l’O.d.G. della riunione del Consiglio direttivo odierno, che non comprende alcun tema riconducibile allo svolgimento dell’Assemblea della Associazione del 23.06.2015 e ritenendo perciò che l’esito di tale Assemblea non abbia neppure avviato un ripensamento né della politica, né della strategia di questo Consiglio direttivo, con la presente rassegno le mie dimissioni dal Consiglio stesso, come già annunciato. Le ragioni di tali dimissioni sono contenute e precisate nel testo del mio intervento alla Assemblea su citata, già trasmesso al Segretario generale, verbalizzante della Assemblea.
Preso atto della ulteriore riduzione del numero delle donazioni e dei donatori attivi registrata anche nell’anno 2014 e, in particolare, dell’altissimo numero delle perdite di nuovi donatori, tale che di 10 aspiranti solo 2 alla fine risultano “fidelizzati”, non rinuncio a ribadire che il limitare l’azione promozionale a iniziative volte quasi esclusivamente a valorizzare la “visibilità” e/o a radunare circoli ristretti a scopo ludico, senza intraprendere nuove strade capaci, da un lato, di realizzare contatti diretti con i cittadini e, da un altro lato, di contenere le fughe dei nuovi donatori attraverso lo studio delle loro causali seguendo il criterio del “conoscere per agire”, condurrà inevitabilmente alla accentuazione del progressivo declino già in atto. Tanto più, quando venisse confermata anche la “politica giovanile” fin qui seguita.
Spero tanto che queste mie previsioni, per quanto fondate, si rivelino errate».

Fin d’ora ringrazio e porgo distinti saluti.
Franco Bencivelli


Auspico che con questa replica del dottor Bencivelli si possa chiudere e in qualche modo rendere trasparente, nelle opinioni dei lettori, questa animosa discussione sull’avvicendamento nella direzione e negli orientamenti dell’associazione Advs-Fidas. Almeno sul nostro giornale. Naturalmente continueremo a seguire e rendere conto ai cittadini delle iniziative e delllo sviluppo delle attività di volontariato dell’associazione che ha un ruolo fondamentale, peraltro sostenuto da rilevanti finanziamenti pubblici, in campo sociale e sanitario.
Il direttore Fausto Piazza