Gli avvocati di Strada: «È tenuta ad avviare la procedura»
«La legge – ci spiega Maestri – dice che la questura a cui si rivolga un cittadino straniero che vuole chiedere asilo politico è tenuta ad avviare la domanda e compilare il modello C3 a cui segue il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo per richiedenti asilo che garantirebbe loro anche l’ingresso in una qualche forma di tutela fino al colloquio individuale di fronte alla commissione che stabilisce chi ha diritto e chi no allo status di rifugiato».
Sicuramente può sperare nello status un nigeriano in grado di dimostrare di essere stato perseguitato da Boko Haram (come il ragazzo che abbiamo incontrato, vedi sempre correlati), diversa può essere la situazione per chi viene dal Pakistan dove comunque esistono forti instabilità politiche, scontri violenti, persecuzioni religiose che, se dimostrate, possono garantire l’asilo, un diritto che, va ricordato, viene riconosciuto al singolo cittadino che ne faccia richiesta.
In ogni caso, non sta ovviamente alla polizia decidere. La questura di competenza, cioè quella a cui si rivolge il richiedente asilo, deve solo avviare la procedura, al resto penserà un’apposita commissione composta da più profili professionali.
Intanto, spiega ancora Maestri, paradossalmente «senza il modello C3 questi ragazzi rischiano il decreto di espulsione essendo nel frattempo indagati per il reato di clandestinità». Ma non era stato abolito? «No, si tratta di un reato ancora in vigore – spiega Maestri, oggi anche parlamentare di opposizione – nonostante il governo abbia la delega per abolirlo dal 2014 e nonostante tanti titoli di giornali. Del resto, questo governo sul fronte dell’accoglienza ha fatto cose molto confuse e poco incisive, così come accade a livello locale, peraltro».
Per affrontare questi temi Avvocati di strada invita la cittadinanza a un incontro pubblico nella sede della Croce Rossa di via Guaccimanni n. 19 sabato 12 settembre alle 11.