Il Comune affida il bagno Marinabay a una società in guerra con tre Comuni

Esclusa la cordata Zangaglia-Monaco ora la concessione nelle mani della Symposion di Bergamo con contenziosi in Liguria e Toscana

La pagina Facebook è ancora aperta con tremila fan e le foto di gente che sorride con la camicia sbottonata sul pettorale, i top aderenti sul seno, l’abbronzatura di fine estate e il drink in mano. Erano i tempi d’oro. Era sabato 31 agosto del 2013. Ci fu da aspettare un paio di settimane e al Marinabay arrivarono i carabinieri a mettere i sigilli: tutto sotto sequestro preventivo per occupazione abusiva di suolo demaniale come conseguenza di dieci anni di mancati pagamenti di canoni per un debito totale della Marinabay srl di Reggio Emilia di 300mila euro verso lo Stato. I sigilli sono poi stati rimossi ma la concessione è stata revocata e da allora non ha più riaperto. Gli eventi degli ultimi giorni lasciano il dubbio concreto che anche nell’estate 2016 il più grande stabilimento balneare dei nove lidi ravennati (in totale 14mila metri quadrati tra spiaggia e strutture) resterà abbandonato alla malora dentro un recinto piantato per evitare l’intrusione di vandali e senzatetto per ragioni di sicurezza dopo un principio di incendio.

È sulla spiaggia con lettini e ombrelloni ma ufficialmente non è uno stabilimento balneare bensì un pubblico esercizio. Questo è l’inquadramento normativo della concessione ventennale messa a gara dal Comune di Ravenna, lo stesso inquadramento che definiva il Marinabay fino al 2013 quando è stato operativo. Una distinzione apparentemente solo formale ma che nei fatti si traduce in una maggiore libertà di orari (per questo poteva fare serate fino alle 3 di notte) ma anche nella possibilità di apertura tutto l’anno. La storia alle spalle del Marinabay parte dalla fine degli anni ‘50 quando nasce il Bagno Nello fondato da Nello Panzavolta (il fratello Urbano aprì l’omonimo Bagno Urbano). Negli anni ‘80 la compagine societaria viene rilevata da Vladimiro Trombini, nel 1997 entrano tra i soci Alessandro Papetti e Stefania Sintini attraverso la società Summer: la novità avviene in parallelo all’acquisizione dell’adiacente Bagno Lido e la fusione dei due stabilimenti, incentivata dal piano dell’arenile dell’epoca, concede una premialità in termini di metri quadri di superficie utilizzabile e nasce l’enorme struttura del Nello Beach. Tra i soci entrano Oliviero Garlini e Maura Cattaneo. Nel 2007 Trombini cede le sue quote alla Summer di Papetti-Sintini e Garlini-Cattaneo cedono le loro alla Viesse di Enrico Visconti e alla Sogno Verde di Giuliano Debbi. Che l’anno successivo acquista anche le quote della Summer facendo nascere la società Marinabay con sede a Reggio Emilia. Debbi, originario di Sassuolo, figura tra le persone indagate nell’ambito della vasta inchiesta Aemilia sulle presunte infiltrazioni ndraghetiste nella nostra regione. Le indagini hanno fatto emergere alcune ipotesi di estorsione nel nostro territorio: ci sarebbe stato il tentativo di prendere il controllo del Marinabay.

Eppure sembrava che il rilancio fosse partito e la prossima stagione balneare fosse quella in cui avremmo visto le novità. A sconvolgere il futuro del Marinabay è stato l’annuncio dato dal Comune di Ravenna l’8 ottobre con una nota ufficiale: «La costituenda associazione temporanea di imprese (Ati) è decaduta dall’aggiudicazione provvisoria e l’amministrazione procederà allo scorrimento della graduatoria e all’aggiudicazione della concessione demaniale al secondo classificato, previa verifica circa il possesso dei requisiti prescritti dal bando». Cinque mesi fa una commissione di gara a Palazzo Merlato aveva assegnato a una cordata di imprenditori ravennati la concessione per poter avviare l’attività del bagno: la sfida per la difficile rinascita sarebbe spettata a Alessandro Zangaglia, fondatore del Santa Fè e titolare della società Bbk che gestisce l’omonimo locale a Punta Marina, e Carlantonio Monaco, titolare della società Il Piccolo Mondo che gestisce il bagno White Beach a Marina. La valutazione della domanda, composta da un’offerta economica e da un progetto di restyling firmato dall’architetto Fabrizio Fontana, aveva ottenuto 84,2 punti su 100 contro i 68,3 della società Symposion di Bergamo, l’unica altra concorrente. Ora la classifica si ribalta perché a proposito della società di Monaco è emerso un mancato versamento di contributi Inail da 986,35 euro che equivale a un parere negativo per il Durc, il documento unico di regolarità contributiva rilasciato dalla Cassa edile competente per zona, necessario per l’inizio lavori di un cantiere in Italia.

La società Il Piccolo Mondo (ufficialmente registrata in Camera di Commercio con la ragione sociale “Il Piccolo Mondo di”) venne costituita a novembre 2011 dai ravennati Angela Chiara Focaccia e Palmiro Gaudenzi avviando un commercio al dettaglio di oggetti d’arte di culto e di decorazione, chincaglieria e bigiotteria. A febbraio 2014 tutte le quote passarono al 46enne Carlantonio Monaco, noto come Carlo e originario di Conselice, che oggi è titolare al 100 percento e amministratore unico. Alla fine di giugno aveva cinque dipendenti e un capitale sociale di 10mila euro. I diretti interessati non smentiscono la circostanza del mancato versamento Inail. Ma ritengono di aver sanato le mancanze in tempo utile per essere considerati in regola nella procedura di gara: «Un’omissione nel pagamento attribuibile a un errore di uno studio commerciale, prontamente regolarizzata non appena avuta la contezza, ben prima dell’assegnazione alle società della concessione demaniale». Ecco perché annunciano un ricorso al tribunale amministrativo regionale (Tar). E a chi nutre dubbi sulla buona fede fanno notare una circostanza: «Il solo versamento del deposito cauzionale per accedere alla gara è stato di oltre dieci volte superiore alla somma versata in ritardo. Tanto sembra sufficiente a far intendere che si sia trattato di mero infortunio e non di premeditazione nel versare in ritardo una cifra così modesta».

Adesso in pole position per dare un volto nuovo al Marinabay c’è, come detto, la Symposion di Bergamo. Nella mattinata del 13 ottobre è avvenuto un incontro tra l’amministrazione comunale e alcuni rappresentanti della società: entro una trentina di giorni dovrebbero essere completate le verifiche per arrivare all’aggiudicazione definitiva (attualmente si tratta infatti di una aggiudicazione provvisoria) ma va ricordato che con la cordata Monaco-Zangaglia il Comune ha impiegato cinque mesi e su tutto incombe la possibilità di una sospensiva concessa dal Tar per valutare nel merito il ricorso che potenzialmente potrebbe chiudersi con un nuovo ribaltone delle graduatorie a rimettere Ravenna davanti a Bergamo.

Il 90 percento della Symposion (capitale sociale di 10mila euro, fino a tre mesi fa 38 addetti) è di proprietà della 44enne bergamasca Maria Cristina Bolognini: è amministratore unico ma non siamo riusciti a contattarla pur telefonando diverse volte agli uffici, l’abbiamo trovata sempre in riunione o fuori per appuntamenti. L’altro 10 percento è dell’avvocato Vincenzo Cugno Garrano che ci informa di non seguire più le pratiche della società avendo lasciato tutto nelle mani del collega di studio Giacomo Radici con cui però non abbiamo potuto parlare. Siamo riusciti a parlare con il ragionere Michele Monteleone, responsabile commerciale: «Il Comune di Ravenna ha escluso la prima classificata e ha contattato noi per capire se siamo ancora interessati (in caso contrario verrebbe rifatta una nuova gara, ndr). Da quando il bando si è chiuso sono passati cinque mesi, un tempo lungo nella gestione di una società che ha progetti in molte parti d’Italia. Credo sia normale che prima di confermare o smentire il nostro interesse per la concessione in gara a Ravenna ci serva un po’ di tempo per riprendere in mano quello che avevamo progettato e fare delle valutazioni interne per capire se ha ancora senso investire in questa iniziativa. Daremo una risposta al Comune a breve. E al momento è inutile fornire dettagli sul tipo di progetto visto che si tratta di una aggiudicazione provvisoria».

Il passato recente della Symposion, fondata nel 2009, è costellato da alcune avventure simili a quella del Marinabay ma concluse anzitempo con contenziosi in corso tra la società e altre amministrazioni pubbliche locali che, a differenza della posizione tenuta da Piazza del Popolo, si sono rese disponibili a fornire spiegazioni e cifre dei singoli bandi.

Esattamente un anno fa il Comune di Forte dei Marmi revocò l’affidamento del servizio di somministrazione alimenti e bevande annesso alla spiaggia attrezzata di ponente «invitando la Symposion al pagamento dell’intero canone della stagione 2014». Con un sopralluogo della polizia municipale il 23 settembre era stata accertata la chiusura del servizio di somministrazione già a partire dal 17 settembre in violazione del regolamento degli arenili, che prevede il periodo minimo di apertura degli stabilimenti fino al 20 settembre, e dell’ordinanza di prolungamento della stagione balneare fino al 2 novembre. «Inoltre la società non si è presentata all’invito trasmesso dall’ufficio gare e contratti per stipulare il contratto».

È sempre di un anno fa il contenzioso con la società Porto Venere Servizi portuali e turistici (Srl controllata al 51 dal Comune di Porto Venere in provincia di La Spezia). La Symposion aveva vinto il bando triennale 2014-16 con un’offerta da 245mila euro per la gestione della spiaggia comunale e del bagno Arenella: a settembre 2014, dopo quattro mesi di operatività, la concessionaria ha deciso di rescindere il contratto avviando una causa per il recupero di circa 80mila euro che ritengono di dover avere.

Risalgono invece al 2013 le problematiche con il Comune di Celle Ligure. Tra le cinquemila anime della località in provincia di Savona la Symposion sbarcò con un’offerta sontuosa che sbaragliò la concorrenza nella gara per la gestione 2013-16 di quella che viene chiamata spiaggia libera attrezzata: due tratti di litorale con chioschi e ombrelloni e due porzioni a disposizione di chiunque. Proponendo 37mila euro annui la Symposion si aggiudica il servizio a ridosso della stagione estiva così pur in assenza di alcuni documenti la società di Bergamo avvia l’attività. Secondo quanto si apprende dal Comune quei documenti non sarebbero mai arrivati, il contratto non è stato mai firmato, dei 37mila euro del primo anno sono stati pagati solamente 5mila dopo ripetuti solleciti e non sono mancate manifestazioni del personale ingaggiato che lamentava ritardi nei pagamenti. A fine estate il Comune allontana la Symposion avviando una causa per il recupero crediti a cui aggiungere un richiesta danni di circa 10mila euro perché se ne sarebbero andati senza ricoverare le attrezzature causandone di fatto il danneggiamento con le prime ondate di maltempo. Non solo: il Comune fece segnalazione all’Anac, l’autorità nazionale anti corruzione al cui archivio possono accedere tutte le pubbliche amministrazioni per poi decidere se tenere in considerazione o meno le informazioni inserite in precedenza.

La Symposion, ancora per bocca di Monteleone, ha dato massima disponibilità per illustrare i contorni di queste vicende: «Le amministrazioni ritengono di avere le loro ragioni, noi riteniamo di avere le nostre, ci sarà una magistratura che dovrà decidere». Preferendo evitare spiegazioni via telefono, la società ha rinviato ogni chiarimento a un incontro futuro in cui intende mostrare a R&D i documenti e le pratiche a sostegno delle proprie posizioni nelle diatribe legali con i tre Comuni.

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