Human, la soglia tra umano e disumano

Costa Baliani«Uomini, siate umani, è il vostro primo dovere; siate umani verso tutte le condizioni, verso tutte le età, verso tutto ciò che non è estraneo all’uomo. Quale saggezza può mai esistere fuori dell’umanità»? Sul sito che presenta il complesso progetto teatrale che debutterà l’8 luglio (replica il 9) al teatro Alighieri per Ravenna Festival, campeggia una citazione da J.J. Rousseau a definire il titolo: si tratta infatti di Human.

CostaScritto a quattro mani da Lella Costa e Marco Baliani, con le musiche originali di Paolo Fresu e le scene e i costumi di Antonio Marras, nasce insieme a un diario on-line destinato ad arricchirsi di continuo e tutto incentrato su quella parola barrata perché troppo spesso negata anche in questo “occidente“. Una parola che rimanda a quei diritti umani riconosciuti nella Dichiarazione internazionale che vengono quotidianamente negati per esempio a Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia dove dodicimila persone aspettano di poter varcare il confine tra cui donne e bambini  che stanno seguendo i rispettivi mariti e padri partiti prima e ora imbrigliati nelle maglie della burocrazia per la richiesta d’asilo in Europa.

Diritti umani negati a chi perde la vita nel Meditarreo in fuga da guerre o persecuzione. Questo Mediterraneo dove a un profugo il mito affidò il compito di fondare la capitale Roma. Cos’era infatti Enea se non un troiano in fuga dalla sua città messa a ferro e fuoco dagli Achei? E da questo, racconta Baliani – che dello spettacolo è anche regista – proprio dall’Eneide virgiliana nasce il primo spunto che poi germoglia dopo l’incontro con Lella Costa in un progetto teatrale che calcherà i palchi delle stagioni 2016/2017 per approdare poi fino alle sedi istituzionali di Italia e soprattutto d’Europa, quella Europa che si sta rivelando così inadeguata a gestire ciò che sta accadendo.

Paolo Fresu«Con la nostra ricerca teatrale vorremmo insinuarci in quella soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, utilizzare le forme teatrali per indagare quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sotto i nostri occhi, nella nostra Europa, intesa non solo come entità geografica, ma come sistema “occidentale” di valori e di idee: i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentati che sconvolgono le città, i profughi che cercano rifugio» scrivono gli autori, che vogliono però precisare che non intendono “accontentarsi” di «un altro esempio di cosiddetto teatro civile». Non basta loro indignare o commuovere chi guarda. Vogliamo spiazzarlo, inquietarlo, turbarlo, assediarlo di domande. E insieme incantarlo e divertirlo, ché è il nostro mestiere». Ecco allora la scelta di andare a indagare, «la soglia fatidica che separa l’umano dal disumano, confrontarci con le parole, svelare contraddizioni, luoghi comuni, impasse, scoperchiare conflitti, contraddizioni, ipocrisie, paure indicibili. Vorremo costruire un teatro spietatamente capace di andare a mettere il dito nella piaga, dove non si dovrebbe, dove sarebbe meglio lasciar correre. E andare a toccare i nervi scoperti della nostra cultura  riguardo alla dicotomia umano/disumano».

Una sfida dunque e un invito agli spettatori che non si esaurisce sul palco perché sul sito c’è un diario già attivo dove i protagonisti stanno raccontando l’evolversi dello spettacolo, la sua vera e propria genesi. Per riflettere appunto sul nostro essere umani, il tutto, promettono gli autori «Senza rinunciare all’ironia, e perfino all’umorismo: perché forse solo il teatro sa toccare nodi conflittuali terribili con la leggerezza del sorriso, la visionarietà delle immagini, la forza della poesia». In scena con i due giganti del teatro italiano anche David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu in una coproduzione Mismaonda e Sardegna Teatro.

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