X
    Categoria: società

«Dal ministero un piano nazionale per contrastare il bullismo a scuola»

L’avvocato Dradi, esperto di diritto scolastico e dirigente dello scientifico Oriani di Ravenna, spiega i contorni giuridici del fenomeno

Gianluca Dradi, avvocato e dirigente del liceo Scientifico Oriani di Ravenna, nonché esperto di diritto scolastico, ci aiuta a capire meglio i termini anche giuridici del fenomeno. Partendo da un assunto, casi nella sua scuola, dice, negli ultimi anni non se ne sono verificati.

Quindi non è poi così diffuso come fenomeno?
«Con il termine bullismo si identificano un insieme di comportamenti aggressivi eterogenei: offese, minacce, violenze fisiche o deliberato isolamento della vittima. Ciò che contraddistingue sempre il fenomemo è la ripetitività e l’intenzionalità. Intendo dire che un’offesa o uno scherzo non è bullismo, lo diventa se viene ripetuto nel tempo nei confonti della stessa persona che viene in questo modo emarginata, prendendo come pretesto una qualche differenza, di etnia, di orientamento sessuale, di religione o altro. In uno studio Istat del dicembre 2015 si afferma che le vittime assidue di soprusi raggiungono il 23% degli 11-17enni nel Nord del Paese. Si tratta di una quota rilevante, ma non tale da far presumere che per forza di cose il fenomeno debba esistere in tutte le scuole. A ciò occorre aggiungere che è anche difficile riconoscerlo perché le vittime sono molto spesso portate a non riferire i soprusi per un sentimento di vergogna».

Azioni preventive? Il ministero cosa chiede di fare alle scuole?
«Ovviamente la scuola, in quanto luogo di socializzazione “obbligata”, è anche il luogo dove questi fenomeni si manifestano. Per tale ragione, oltre che per il fatto che la scuola è la prima istituzione sociale che i ragazzi incontrano nella loro vita, è fondamentale che siano trasmessi i valori del rispetto delle dfifferenze e le competenze di cittadinanza. Peraltro questi obiettivi, unitamente a quello dell’educazione all’utilizzo consapevole dei social network, sono individuati come prioritari dalla legge sulla “buona scuola”. Il ministero, ad ottobre scorso, ha emanato un Piano Nazionale contro il bullismo in cui si sottolinea l’importanza della formazione non solo per gli studenti, ma anche per gli insegnanti e, coerentemente, ha inserito nel Piano di formazione obbligatoria dei docenti anche la tematica della prevenzione del disagio giovanile e del contrasto al bullismo e cyberbullismo. Il 2 febbraio di quest’anno si celebrerà la prima giornata nazionale contro il bullismo a scuola. Dal canto nostro, proprio nel mese di febbraio, usufruendo di un progetto realizzato dalla cooperativa il Cerchio, Formadillo e dall’agenzia Tuttifrutti, effettueremo un intervento formativo rivolto a studenti, genitori e docenti sui social media, la sicurezza in rete ed il cyberbullismo».

Ma i ragazzi a scuola possono tenere i telefoni?
«Sì perchè smartphone, tablet e notebook vengono utilizzati per finalità didattiche, come strumenti necessari per l’acquisizione di competenze digitali e per poter realizzare attività didattiche innovative come previsto dal Piano Nazionale Scuola Digitale che prevede il Byod (bring your own device) per la realizzazione della didattica “digitale” e lo sviluppo del pensiero computazionale. Del resto penso che la sicurezza non consista nell’evitare le situazioni potenzialmente pericolose, ma nell’acquisire gli strumenti necessari per saperle gestire».