In primo grado inflitte 23 condanne per un totale di oltre 170 anni di carcere ai membri del clan Femia, attivi nel mondo del gioco d’azzardo
L’inchiesta Black Monkey partì quattro anni fa, a gennaio 2013, con l’esecuzione di numerosi arresti. La direzione distrettuale antimafia di Bologna e la guardia di finanza che ha condotto le indagini hanno quindi visto confermato il castello accusatorio: un sistema illegale con la testa nel Ravennate attivo nel business del gioco online e da bar, che aveva ramificazioni anche tra le forze dell’ordine, oltre a rapporti con altri gruppi criminali. Secondo il pm Francesco Caleca i metodi ricordavano quelli della ‘ndrangheta.
Dopo due anni e mezzo di udienze, il tribunale ha anche disposto risarcimenti alle parti civili, il più alto da un milione alla Regione Emilia Romagna. Risarcimenti anche per il giornalista Giovanni Tizian e per l’ordine dei giornalisti: in un’intercettazione tra Femia e un altro imputato si parlava di uccidere il cronista, autore di articoli sgraditi all’organnizzazione. Le condanne sono state accompagnate anche dalle confische di parte dell’impero del clan Femia (case, terreni e società) e da importanti risarcimenti per le parti civili.