La Regione boccia la proposta leghista sul referendum per l’autonomia della Romagna

Passa invece la risoluzione del Pd su una maggiore autonomia dallo Stato. Il Carroccio apre al tema ma ha dubbi sulle coperture finanziarie

Romagna2Se ne è parlato molto (qui il nostro approfondimento) ma alla fine, come prevedibile, il referendum sulla regione Romagna non si farà. La proposta della Lega si è infranta in commissione bilancio in Regione contro una maggioranza granitica. Così al progetto di legge ha votato sì solo la minoranza. Bocciati anche due emendamenti presentati dai grillini.

Per la precisione la Lega Nord proponeva di introdurre un nuovo strumento nello statuto regionale che permettesse ai consiglieri di proporre il referendum consultivo. Al momento infatti tali referendum sono possibili solo ai cittadini (servono ottantamila firme), alle Province (serve l’ok di almeno quattro consigli provinciali) e ai Comuni (devono chiederlo dieci consigli comunali che rappresentino almeno un quinto degli abitanti della Regione). Strumenti più che sufficienti, secondo il Pd e la maggioranza, per colmare la sete di referendum. Il Movimento 5 Stelle ha fatto notare come altre Regioni prevedano la possibilità di indire consultazioni referendarie anche ad una maggioranza qualificata in Consiglio Regionale. Da qui è nato il suo emendamento, respinto.

Contestualmente è partito l’iter per la proposta di una maggiore autonomia della Regione Emilia-Romagna dallo Stato, in questo caso lanciata dal governatore Stefano Bonaccini. Secondo la giunta, applicando una possibilità offerta dalla Costituzione, la Regione potrebbe avere maggiori competenze per la gestione diretta e con risorse certe di materie fondamentali per crescita e sviluppo nell’ambito di quattro materie: lavoro e formazione; imprese, ricerca e sviluppo; sanità; governo del territorio e ambiente.

Alan Fabbri (Lega Nord) pur apprezzando lo sforzo del presidente Bonaccini di tentare la via di una maggiore autonomia regionale, ha messo in luce rilevanti differenze con i dispositivi legislativi messi a punto da Veneto e Lombardia, chiedendo chiarimenti circa le coperture finanziarie. In conclusione, ha manifestato la disponibilità al confronto da parte della Lega Nord purché il percorso istituzionale intrapreso non si riveli una mossa finalizzata a depotenziare mediaticamente i referendum consultivi di Lombardia e Veneto.

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