Non è un paese per giovani: nel capoluogo età media 46 anni, uno su cinque è over 65

Enti pubblici al lavoro per affrontare l’impatto dell’invecchiamento sui servizi sociali. L’assessore: «Il comune è sottodotato per quanto riguarda le residenze per anziani».

Anziani CoppiaIl grande problema del welfare ravennate del futuro ha una definizione ben precisa: invecchiamento della popolazione. Nel 2035 la fascia d’età di ultrasessantacinquenni nel territorio comunale di Ravenna passerà dal 20 al 32 percento. Uno scarto che preoccupa e sul quale, per non farsi trovare impreparati, l’amministrazione ha già cominciato a lavorare con un apposito tavolo istituito in Provincia che è partito nel settembre del 2016. «Si tratta di cambiamenti ineluttabili che dovremo affrontare», dice l’assessore ai Servizi Sociali Valentina Morigi.

Secondo i dati della Provincia di Ravenna, oggi l’età media è di 46 anni. Gli ultracentenari sono 172 (140 donne e 32 uomini), le persone con più di ottant’anni rappresentano il cinque percento della popolazione e sono 17.168. Il territorio comunale con più over 65  è Alfonsine, con una percentuale pari al 27 percento. Nel confronto che si è aperto a settembre, a cui oltre ai vari territori comunali partecipano i sindacati e l’Ausl, si analizzano questi dati e una piramide demografica che – come nel resto d’Italia – diventa sempre più stretta alla base e larga in cima.

C’è un dato che dà l’idea di quanto sta accadendo e che cresce regolarmente dal 1997: è l’indice di dipendenza senile che indica il rapporto tra i residenti sopra i 65 anni a quelli nella cosiddetta “età attiva” che la demografia considera tra i 15 e i 64 anni. L’indice è passato da 30 a 38,8 percento. È tornato a salire anche l’indice di vecchiaia, in questo caso il rapporto tra gli ultrasessantacinquenni e i minori di 15 anni. È una sorta di spread della popolazione che era arrivato al suo minimo nel 2010 (177,5 percento, nel 1999 invece aveva toccato il massimo a quota 211,9) e che ora risale verso quota duecento, segnando nel 2016 un’innalzamento del cinque percento e arrivando a 194,1.

Secondo Morigi, per affrontare questo andamento destinato a continuare ci si muoverà innanzitutto con una «ricognizione di strutture pubbliche sia pubbliche sia private convenzionate» e implementando l’assistenza domiciliare. Si darà poi supporto ad eventuali «auto-organizzazioni dei servizi della terza età», anche con l’appoggio di associazioni di volontari. La vecchiaia, in altre parole, «non deve essere percepita come un peso per la società» ma in questo momento il Comune di Ravenna «è sottodotato per quanto riguarda le residenze per anziani». Chiaro che in questo contesto si pone anche la questione del forese: una popolazione sempre più anziana ha bisogno di servizi di prossimità. Una necessità che spesso si scontra con le logiche commerciali e per questo diventa importante l’intermediazione degli enti pubblici. Ci sono stati in passato alcuni casi da citare: la decisione di chiudere gli uffici postali minori viene osteggiata quasi sempre dai Comuni perché si priva una frazione di servizi essenziali. Anche la recente decisione di aprire una succursale farmaceutica a Fosso Ghiaia va in questa direzione: dare servizi di prossimità agli anziani.  Non è un caso che proprio Morigi – già nella scorsa legislatura – insistesse sulla necessità sociale di intrattenimenti nel forese. «Con la popolazione che invecchia una delle questioni più complicate da affrontare – conferma Morigi – è quella della dispersione dei servizi, che è maggiore».  Non incide sull’invecchiamento medio invece il tasso di immigrazione, sostanzialmente stabile in provincia negli ultimi anni.

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