Musica in ospedale, per stare meglio:«I bimbi così si esprimono anche senza parlare»

Parlano le musicoterapiste Jenny Burnazzi e Barbara Zanchi. «La musica offre a bambini e adulti un’ampia gamma di azioni creative e connessioni tra le proprie parti interne, con gli altri e con il mondo circostante»

Burnazzi

Jenny Burnazzi e Barbara Zanchi, musicoterapiste di MusicSpace Italy

Un giorno, a New York, il neurologo Oliver Sacks partecipa all’incontro organizzato da un batterista con una trentina di persone affette dalla sindrome di Tourette: «Tutti, in quella stanza, sembravano in balia dei loro tic: tic ciascuno con il suo tempo. Vedevo i tic erompere e diffondersi per contagio». Poi il batterista inizia a suonare, e tutti in cerchio lo seguono con i loro tamburi: come per incanto i tic scompaiono, e il gruppo si fonde in una perfetta sincronia ritmica. Questo stupefacente esempio, spiega Sacks, è solo una particolare variante del prodigio di “neurogamia”, che si verifica ogniqualvolta il nostro sistema nervoso “si sposa” a quello di chi ci sta accanto attraverso il medium della musica.

La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumenti di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche. È una terapia non farmacologica e complementare alle terapie mediche sempre più presente e utilizzata all’interno delle equipe multidisciplinari; è stata ampiamente utilizzata anche con persone depresse.

A Ravenna Jenny Burnazzi e Barbara Zanchi, musicoterapeute dell’associazione Music Space Italy di Bologna, propongono la musicoterapia presso il Centro Mousikè e presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale di Ravenna. MusicSpace Italy è un’associazione attiva nella formazione e nella diffusione della musicoterapia a livello nazionale grazie ad un gruppo di musicoterapeuti professionisti attivi in numerosi centri e reparti pediatrici di diversi ospedali italiani( Policlinico Sant’Orsola di Bologna, Istituto Rizzoli di Bologna, Policlinico di Bari, Ospedale Salesi di Ancona, Ospedale di Trento).

Dice Burnazzi: «La musicoterapia in Italia è una disciplina diffusa dagli anni ’70 e ci sono diversi modelli applicativi. È impiegata sempre più spesso anche in ospedale, con pazienti con diverse patologie e che hanno subito dei traumi. L’obiettivo principale è rielaborare ed esprimere vissuti complessi e dolorosi attraverso questa forma di comunicazione non verbale».

È un metodo basato sull’ascolto di musica o sulla pratica?
«In musicoterapia si utilizzano diversi metodi, sia attivi che ricettivi – aggiunge Burnazzi – possono essere usati entrambi a seconda delle condizione dei bisogni dei pazienti. Le diverse esperienze musicali, siano esse di coinvolgimento attivo o basate sull’ascolto, hanno l’obbiettivo comune di aprire uno spazio di scolto e di scambio tra paziente e terapeuta. I bambini più piccoli e le persone con disabilità sono per lo più coinvolte in attività musicali interattive come condividere canzoni e musiche preferite, cantare e/o suonare con semplici strumenti messi a loro disposizione per coinvolgerli attivamente, sempre in in relazione alle loro capacità, in esperienze espressive e piacevoli. Quando il coinvolgimento attivo non è indicato o non è possibile si utilizza maggiormente l’ascolto, sempre condotto e condiviso con il  terapeuta che favorisce il contatto del paziente con la musica per  facilitare la distensione o l’evocazione di sensazioni, ricordi ed emozioni».

Zanchi aggiunge: «La musica, all’interno della relazione musicoterapica, costituisce il canale privilegiato attraverso cui si instaura e si sviluppa il processo terapeutico: essa offre a bambini e adulti un’ampia gamma di possibili azioni creative e connessioni tra le proprie parti interne, con gli altri e con il mondo circostante, con il terapeuta e con la musica stessa».

Per la depressione quale terapia usate?
«Studi scientifici hanno messo in evidenza come i tradizionali trattamenti per la depressione, quali la psicoterapia o la terapia farmacologica, possano, per alcuni pazienti,  funzionare meglio se accompagnati anche dalla musicoterapia che sembra avere un effetto positivo nell’alleviare l’ansia e migliorare il funzionamento a livello fisico e relazionale dei soggetti coinvolti.  In un recente studio norvegese 421 persone affette da depressione, dall’adolescenza alla terza età, sono state esaminate testando i benefici degli interventi più tradizionali  in abbinamento alla musicoterapia con risultati positivi rispetto ad una maggiore riduzione dei sintomi depressivi. Entrambi gli approcci musicoterapeutici, attivo e recettivo, se utilizzati appropriatamente possano avere in tale ambito positivi riscontri.  Nella nostra esperienza, con la depressione spesso utilizziamo uno specifico approccio recettivo , quello dell’Immaginario Guidato e Musica – GIM. È un modello di musicoterapia recettiva basato sull’ascolto di specifche sequenze musicali di musica classica messo a punto dalla msuicoterapeuta americana , dott.ssa Helen Bonny, negli anni ’70. È un’esperienza assimilabile ad un “viaggio” nel proprio mendo interno evocato e sostenuto dalla musica in cui il paziente, accompagnato dal terapeuta, descrive le immagini via via la musica gli suscita. In Italia questa tipo di terapia non è ancora molto diffusa essendo ancora pochi i musicoterapeuti specilizzati in tale metodo».
A Ravenna che tipo di lavoro fate?
«
Al Centro Mousikè incontriamo bambini e adulti con diversi tipi di problematiche e disabilità.  Tutti i martedì pomeriggio siamo invece presenti nel reparto di pediatria diretto dal dottor Federico Marchetti. Incontriamo i bambini ricoverati nelle loro stanze e trascorriamo un po’ di tempo con loro coinvolgendoli con la musica. L’obiettivo è quello di favorire l’allentamento dello stato di tensione e sostenere  la condivisione e l’espressione di emozioni complesse e difficili connesse alla malattia e all’ospedalizzazione al fine di migliorare lo stato psicologico complessivo dei bambini e dei loro familiari. Ci sono bambini che passano diverso tempo in ospedale e facilmente si sentono lontani e tagliati fuori dal loro mondo, noi cerchiamo di riprendere quel contatto, partendo ad esempio da canzoni o attività che fanno parte della loro vita di bambini, a scuola o fuori con gli amici. Spesso vediamo come con la musica sia più facile per loro esprimere gli stati d’animo anche senza parlare… Soprattutto per i bambini, ma forse anche per gli adulti, non è per niente una cosa facile trovare le parole per esprimere emozioni forti e contrastanti… Ma la musica è ampia e può contenere veramente tante cose».
La musicoterapia è entrata nei servizi dell’ospedale di Ravenna?
«Il progetto di MusicSpace Italy è stato accolto e finanziato da numerosi privati e aziende di Ravenna attraverso l’associzione Agebo. Per ora si è svolta la fase pilota di sei mesi che ci ha permesso di integrare l’interevento nell’organizzazione della vita del reparto; speriamo di potere proseguire. L’anno prossimo ci auspichiamo di poter estendere l’attività  anche al reparto di oncologia, ambito nel quale siamo attivi in diverse altre città».

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