La ravennate tra i big di Davos: «Più asili per avere più donne ai vertici»

La bocconiana Giulia Zanzi, manager di una multinazionale, è intervenuta al Forum svizzero annuale sui temi dell’agenda economica del mondo

ZanzidavosIl World Economic Forum di Davos in Svizzera è un incontro annuale tra esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionale con intellettuali e giornalisti selezionati, per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare. Tra le persone che sono intervenute quest’anno c’è anche la giovane manager ravennate Giulia Zanzi, che dopo aver studiato al liceo classico Alighieri ed essersi laureata alla Bocconi, lavora per una multinazionale con sede a Ginevra.
Come è stato il Forum di Davos? Se lo immaginava così?
«È molto intenso, ci sono tantissimi eventi e si parla del futuro che verrà e di questa famosa “quarta rivoluzione industriale”. Per me era la seconda volta a Davos, ma la prima come speaker, quindi è stata un’esperienza ancora più speciale».
C’erano tutti, dal primo ministro britannico Theresa May al re Abdullah II di Giordania. Ha visto qualche presidente o vip?
«In un certo senso sì. Siamo stati tra i primi al mondoa conoscere Rachel, la digital personal assistant con intelligenza artificiale prodotta da Soul Machines e Ibm Watson. È stato incredibile parlare con lei, rispetto ad altri simulatori ha una mimica facciale eccezionale e molto realistica. Peccato che abbia uno humour americano…».
Si è accorta delle contestazioni a Trump?
«No, ho solo visto le contestazioni per il cambiamento climatico, con un “orso” bianco gigante che girava in bicicletta per le strade di Davos».
Lei a nome di chi parlava? Di cosa si occupa la vostra associazione?
«Rappresentavo i Global Shapers di Ginevra, un’iniziativa del World Economic Forum con talenti di tutto il mondo da 20 a 33 anni. Ci occupiamo di progetti che possono aiutare la società in cui viviamo a livello locale. A Ginevra, tra gli altri progetti, stiamo lavorando a “Asili per la Carriera, Childcare for Career” che ha come obiettivo di migliorare la parità tra i sessi a livello dirigenziale nelle aziende».
Ha dormito la notte prima di parlare?
«Sì, ma poco… i primi eventi a Davos iniziano alle 7 e le cene finiscono molto tardi, sono giorni molto intensi alle Montagne Magiche».
Che taglio ha dato al suo intervento?
«Ho fatto due sessioni come speaker; nella prima ho parlato del futuro dell’healthcare, grazie all’utilizzo dei dati e dell’internet of things (internet delle cose, ndr). Nella seconda sessione, ho parlato di come poter velocizzare l’uguaglianza di genere e come poter raggiungere più in fretta la parità dei sessi».
La situazione delle donne al lavoro sta migliorando o peggiorando?
«Purtroppo stiamo peggiorando, come dimostra il Global Gender Gap Report del World Economic Forum che è stato pubblicato qualche mese fa».
Cosa si dovrebbe fare per migliorarla?
«È indispensabile che le donne e gli uomini abbiano le stesse possibilità sia al lavoro che in casa, e che ci sia parità di trattamento e di salario. Credo che uno degli elementi cruciali sia proprio l’assistenza della prima infanzia; in Svizzera soltanto il 15 percento delle mamme lavora a tempo pieno perché non c’è abbastanza assistenza alle famiglie. Ad esempio, solo un bimbo su 10 riesce ad avere un posto all’asilo nido a Ginevra».
Ha lavorato sia in Italia che all’estero: ha notato delle differenze nel trattamento delle donne al lavoro?
«Ho sempre lavorato in aziende internazionali e internamente non ho mai notato differenze di genere. La situazione cambia esternamente all’azienda; ad esempio, quando ho gestito il lancio del brand Clearblue in Paesi emergenti: alcuni clienti in India ed in Russia stentavano a credere che fossi io il loro interlocutore principale, donna e per di più giovane».
Cosa ne pensa di #MeToo, il movimento che denuncia gli abusi degli uomini contro donne lavorativamente sottoposte a loro? In Usa molti attorie registi, ma non solo, sono stati severamente pu-
niti, mentre pare che in Europa questo movimento sia visto con un po’ di scetticismo, ed etichettato come “perbenista”. Che idea si è fatta?
«Da un lato, sono grata a tutte le donne che hanno avuto il coraggio di parlare e di denunciare le violenze subite. Ovviamente le denuncie dovrebbero arrivare anche in tribunale e non rimanere sui social media. Dall’altro lato, soprattutto in America, molti uomini si sono distaccati dalle donne dopo il movimento #MeToo per paura di essere accusati di comportamenti inappropriati negli ambienti lavorativi. E invece abbiamo bisogno anche degli uomini per raggiungere la parità dei sessi. È una battaglia che si può vincere soltanto insieme».

RFM 2024 PUNTI DIFFUSIONE AZIENDE BILLB 14 05 – 08 07 24
SAFARI RAVENNA BILLB 13 – 19 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24