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Inaugurato in ospedale a Ravenna il nuovo centro per i disturbi alimentari

Nel territorio ravennate nel 2019 sono stati curati 147 pazienti con problemi di alimentazione, di cui 36 minorenni

Per l’ambito territoriale di Ravenna sono stati 147, nell’ultimo anno, i pazienti presi in carico dal servizio sanitario per disturbi del comportamento alimentare, di cui 36 minorenni. I numeri sono stati diffusi il 20 febbraio, in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro per i disturbi alimentari dell’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna. Si tratta di uno spazio unificato in cui prendere in carico tutte le persone con disturbi dell’alimentazione.

La dottoressa Antonella Distani è la responsabile dell’ambulatorio: «L’importanza di questo nostro progetto è la valorizzazione della rete dei servizi: un modello che trova riscontro in Emilia-Romagna e in poche altre realtà e che a livello nazionale viene preso come riferimento. Questo approccio inclusivo ricomprende anche i medici di famiglia ed il volontariato. E grazie ad esso possiamo dare risposte a tutti i livelli: dall’ambulatoriale, al day hospital al ricovero con un posto letto entro 48 ore».

La dottoressa Lorella Bordandini è la direttrice del servizio Dietetica clinica: «Una alimentazione sana e corretta, importante per tutti, per i pazienti diventa fondamentale. Purtroppo tra i degenti vi è una incidenza anche superiore al 30 percento di alimentazione non corretta e insufficiente, e questo porta ad un aumento della durata della malattia e della sua intensità. Ciò si verifica in particolare in oncologia e lungodegenza. È dunque importante effettuare un adattamento dei pasti per questi pazienti, e quindi una riabilitazione psiconutrizionale, con benefici sull’intero iter sanitario».

Brunella Monti, dell’associazione “Sulle ali delle menti” di Ravenna, è la portavoce dei genitori nonché mamma di una ragazza malata di anoressia: «Nel reparto ho trovato accoglienza, professionalità, competenza e persone appassionate al loro lavoro. Quello dei nostri figli è un disagio forte e che dura anni. I nostri ragazzi, capaci e molto intelligenti, ma incastrati in questo disturbo, se aiutati subito possono riprendersi la loro vita, che è il nostro futuro. Da questa malattia si guarisce. Nostra figlia è guarita».