Lezioni, esami, lauree: tutta l’attività degli atenei è spostata online con collegamenti da remoto. Ecco la testimonianza di uno studente fuorisede di Beni Culturali a Ravenna: «Meno tensione senza vedere i volti della commissione». Poi la gioia di essere proclamati con la maglia da calcio del Lecce
E così quel pomeriggio Antonio si è messo un vestito blu elegante e la camicia bianca con le infradito per conservare quel tocco di comodità casalinga, si è sistemato davanti al suo portatile e si è collegato con i cinque professori della commissione. Laurea magistrale in Scienze del Libro e del Documento, 110 e lode. «Ho condiviso il mio schermo con i docenti perché vedessero le mie slide e loro vedevano me perché avevo la webcam accesa. Io invece non vedevo loro e questo devo dire che in un certo senso ha ridotto la tensione perché per quanto le aule dell’università le considerassi ormai come casa, non è mai come stare in cucina».
Il neolaureato spende parole positive per Unibo: «L’università è un’istituzione molto complessa ma posso dire che in questa situazione si è davvero dimostrata agile e disponibile. Ci hanno tenuto informati quotidianamen- te sugli sviluppi, ci arrivavano email anche in tarda serata o nel weekend con le cose che dovevamo sapere. Ci hanno davvero aiutato».
Via streaming non ha viaggiato solo la discussione ma anche il supporto di amici e parenti: «Il tavolo sembrava una cabina di regia della Rai. Avevo il computer per la tesi, un altro per collegarmi con la famiglia via Skype, il telefono con Whatsapp per gli amici». E tra i privilegi di laurearsi via internet c’è anche che al momento della proclamazione, avvenuta senza trasmissione video ma solo audio, Antonio si è tolto lo sfizio di sentirsi proclamare dottore vestito con la maglia giallorossa non del Ravenna ma del suo Lecce di cui è tifoso.
In un post su Instagram ha poi raccontato il dopo: «Invece di correre sui gradini del mio amato Palazzo Corradini, mi sono messo a urlare alla finestra improvvisando un flashmob al limite della denuncia». Tanta la gioia, difficile condividerla a pieno con gli affetti più cari: «Con i miei coinquilini ci siamo concessi un brindisi senza avvicinarci troppo e la sera abbiamo preso la pizza a domicilio. Con i parenti abbiamo brindato in videochiamata e poi si festeggerà davvero quando tutto sarà finito». Anche l’Università ha già in mente di fare lo stesso: a tutti è stato comunicato che non appena sarà possibile verrà organizzata una cerimonia di festeggiamenti.
La tesi di Augenti è in letteratura teatrale: «Non è una delle materie caratterizzanti del corso ma è da sempre una mia passione. Quando i teatri erano ancora aperti – ricorda Antonio con un sorriso – andavo una volta a settimana a Ravenna». Come spendere ora sul mercato del lavoro la laurea appena conseguita? «La mia magistrale è molto settoriale, con i suoi pro e i suoi contro: esci con una formazione in archivistica e biblioteconomia e su queste materie sei preparato quindi gli sbocchi possibili sono le biblioteche, gli archivi. Di contro però è evidente che gli sbocchi sono molto ridotti in Italia».
Antonio ha trascorso sei anni a Ravenna perché prima della magistrale ha conseguito anche la triennale. «All’inizio ho vissuto l’impatto difficile che vive chiunque arrivi in questa città da fuori. Mi sono preso una settimana di cielo grigio e pensavo non fosse possibile sopravvivere. Gli orari di negozi e locali molto diversi dalle mie abitudini. Insomma, ci è voluto un po’. Poi si cominciano ad apprezzare le cose di questa città e le amicizie aiutano». Anche se il pugliese riconosce che la maggior parte dei rapporti li ha stretti con colleghi fuori sede come lui. E adesso? «Mi piacerebbe fare esperienze di lavoro da altre parti ma Ravenna potrebbe essere una città in cui tornare a vivere e lavorare».