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Sono ricominciati gli allenamenti di calcio per bambini e ragazzi: ecco dove e come

Il responsabile del Cervia: «Per noi è un costo, ma lo facciamo per la nostra comunità». Al campo in piccoli gruppi, al lavoro individualmente

Un allenamento di quattro ragazzi all’Azzurra in una foto del 25 maggio

Per la federazione l’attività agonistica delle migliaia di calciatori – dilettanti e del settore giovanile – della provincia di Ravenna (così come nel resto d’Italia) per questa stagione è definitivamente terminata. Ma con la ripartenza da ieri, 25 maggio, dell’attività sportiva di base, alcune società, una piccola minoranza, hanno deciso di far tornare i propri tesserati al campo per gli allenamenti.

«Si tratta di società che devono seguire le linee guida generali di ministero e Regione per l’attività sportiva – commenta il delegato ravennate della Figc, Claudio Bissi –, non essendo stato al momento previsto niente di più specifico per il calcio. E che non hanno niente a che vedere con la ripresa del calcio vero e proprio, sospeso, se non per quanto riguarda i professionisti (con il Ravenna, unica squadra prof della provincia, in attesa di capire come terminerà la prossima stagione, ndr)».

In estrema sintesi, la regola aurea da rispettare è il distanziamento di due metri tra gli atleti e la possibilità di ritrovarsi solo a piccoli gruppi.

Ad aver fin da subito testato questa nuova modalità di allenamento, che poco ha a che fare con il calcio giocato, è a Ravenna una società storica come l’Azzurra di via Zalamella, dove già ieri pomeriggio per esempio gruppi di 4 ragazzi si sono allenati agli ordini di un allenatore, con tutto il campo a disposizione, in attività individuali, a diversi metri di distanza, con e senza pallone.

Ad aver già iniziato, ancor prima del via libera per lo sport di base, come semplice attività motoria, è stato poi il Junior Cervia. «Abbiamo la fortuna di avere tre campi sportivi, di cui uno nuovo in sintetico, e quattro istruttori disponibili – ci racconta il responsabile del settore giovanile, Paolo Rossi –, oltre ad attrezzature adeguate e centinaia di palloni. Per questo abbiamo deciso di fare qualcosa per la nostra comunità, nonostante per noi sia solo un costo».

Rossi infatti spiega come sia stato necessario rendere gli impianti a norma, per evitare qualsiasi contatto non permesso. I campi sono stati così oscurati con delle reti per evitare assembramenti dei genitori, gli ingressi contingentati, i campi delimitati con dei distanziatori, le zone di entrata e di uscita separate e fornite di postazioni con soluzioni igienizzanti. E gli spogliatoi chiusi. I ragazzi vanno al campo già in tenuta d’allenamento e poi tornano a casa per fare la doccia. «Abbiamo ricevuto messaggi di ringraziamento da parte dei genitori fin quasi commoventi, c’era questa necessità di far tornare i ragazzi al campo, all’aria aperta; qualcuno in questi mesi ha maturato paure, non aveva più voglia di uscire. Credo che, in tutta sicurezza, il nostro sia praticamente un servizio pubblico, che siamo riusciti a proporre grazie anche al sostegno dell’Amministrazione, non certo economico, ma organizzativo. E senza chiedere nessun contributo alle famiglie, ci mancherebbe, che ci sono state vicine evitando invece di chiederci la restituzione della quota annuale».

Su circa 200 tesserati del settore giovanile del Cervia, quasi 180 hanno aderito al progetto, tornando ad allenarsi ai campi di viale Ravenna in piccoli gruppi, 4 alla volta, ognuno individualmente, non essendo possibile ovviamente fare partite. «Stiamo facendo praticamente dell’attività motoria, oltre alla cosiddetta tecnica analitica, quasi un ritorno al passato in un mondo del calcio sempre più orientato verso la tattica di squadra. Noi per forza di cose stiamo allenando la tecnica individuale e i risultati già si vedono. Con gli atleti che stanno ben oltre i due metri di distanza tra loro…».

Una sorta di investimento per la propria comunità, come lo chiama Rossi, da buon ex consigliere comunale. «Diciamo che quest’anno anziché dare alcune di migliaia di euro in beneficenza come abbiamo sempre fatto in passato, ho preferito dare un rimborso ai nostri istruttori per dare una piccola mano alle famiglie. Abbiamo comunque partecipato attivamente in questa fase di emergenza, donando 300 mascherine al Comune di Cervia, alla polizia locale e alla protezione civile (nella foto, ndr)».

Al momento sono pochissime, non solo a Ravenna, ma in tutta la Romagna, le società che stanno seguendo l’esempio del Cervia. Anche perché la responsabilità, come sottolinea Rossi, è della società stessa e quindi è necessario attuare un protocollo di comportamenti molto stringente per evitare rischi.