«Tra casa e scuola, noi adulti smarriti di fronte agli adolescenti dell’era Covid»

 

Pubblichiamo una bella testimonianza di una professoressa di una scuola superiore della provincia, anche mamma a sua volta di un adolescente. Che preferisce restare anonima.

Classe Faenza DAD

L’iniziativa dei ragazzi di una scuola di Faenza che hanno lasciato le loro foto per i prof durante la Didattica a Distanza

La mattina a pregare i ragazzi di accendere la webcam, il pomeriggio a urlare perché i tuoi in casa spengano i computer. Immagino arriveranno studi su questa generazione di adolescenti, ma anche su queste generazioni di adulti che si trovano ogni giorno a improvvisare, tentare di trovare nuove strade per entrare in connessione con loro. A casa, dove ormai corpo e macchina sono diventati inscindibili – che la macchina sia il pc, il telefono o la console – dove si può fermare il confine tra reale e virtuale? Che cosa implicherà questo nella loro capacità futura di instaurare rapporti, costruire relazioni fatte di presenza? Cosa dobbiamo fare noi genitori? Possiamo davvero dir loro di smettere di giocare ai videogiochi quando è l’unica attività che ormai possono fare con gli amici? Possiamo invitarli a mollare la chat per un’uscita di gruppo quando in gruppo non si può uscire? E poi gli adulti, gli altri adulti, quelli che ti hanno sempre dato una mano. Zii, nonni, ma anche amici, genitori e non, che per i tuoi figli sono diventati un riferimento e per te un appoggio e un conforto nei tuoi momenti di crisi in veste di impreparato genitore. Anche loro adesso non ci sono, o sono dietro uno schermo.

Allora la scuola resta un appiglio. Inizia ogni mattina, implica compiti pomeridiani, offre uno straccio di routine, li mette a confronto con altri adulti, altre guide. Che poi in effetti è quello che dovrei essere per i miei studenti (quasi tutti amatissimi) io stessa. Ancora una volta davanti uno schermo. Accendi la webcam, rispondimi, dimostrami che stai attento, che non stai giocando ai videogiochi, che non ti stai facendo suggerire la risposta, che non ti stai facendo mandare la foto con i compiti. E sarà vero che hai problemi di connessione? Ma davvero la mia appassionante lezione è così noiosa da farti preferire Fortnite? Ma come, non preferiresti essere qui, in classe?

“Prof, però almeno così non devo alzarmi alle 6”. “E poi non ci dobbiamo mettere la mascherina…”. Vero, non è che la scuola in presenza tanto osannata dalla Azzolina ai tempi del Covid fosse poi un granché: 28 o 29 ragazzi distribuiti in un’aula più grande distanziati da seduti dove per farsi sentire serviva il megafono per poi vederli abbracciarsi e scherzare e toccarsi appena erano in piedi. Noi insegnanti trasformati in sentinelle per la salute pubblica. Che fatica. Che fatica immensa. Eppure, eppure forse era meglio di questo schermo, di queste connessioni che vanno o non vanno, di queste lezioni sincrone o asincrone. Con il dubbio profondo che serpeggia tra colleghi, ma questi, come li valutiamo adesso? Perché se rispetto a febbraio scorso oggi siamo stati tutti pronti e connessi dal primo giorno, se tutti sappiamo usare Classroom (a proposito, ma è possibile che nessuno si ponga il tema di come stiamo fornendo a Google dati su tutti noi come insegnanti e soprattutto su tutti i nostri figli come studenti?) e non facciamo più confusione con le varie voci di Argo, non è che in realtà abbiamo capito davvero davvero come fare adesso. Tanto che quando si è pensato alla didattica a distanza per il 75 percento molti hanno pensato: appena mettono piede in classe, facciamo una bella verifica. Ovviamente in tutte le materie… Poi ci stupiamo se sono felici di starsene solo a casa.

Senza contare che a settembre abbiamo potuto toccare con mano il vuoto che era stata in troppi casi la Dad, vuoti di mesi in materie che andrebbero coltivate e annaffiate con continuità. Con il paradosso di un lavoro che aumenta quando scompaiono i ragazzi e tutto si fa così più incerto. Avranno capito? Staranno seguendo? Staranno imparando? Sarò loro in qualche modo utile? Avranno guardato quel video tanto appassionante che ho postato su Classroom o avranno pensato “oh che palle, ma tanto non è obbligatorio”? (Che invidia per quei colleghi pieni di certezze!)

Il Covid ci ha costretto a mille domande, ci ha costretto a metterci in discussione in tutti i nostri ruoli di adulti davanti ai ragazzi, nel bene e nel male. Purtroppo però per ora la sensazione è che la seconda ondata ancora di risposte non ne abbia portate.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CONSAR BILLB 02 – 12 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24