La psicoterapeuta: «Lockdown e smartworking hanno messo in crisi (anche) la coppia»

«In una relazione matura ogni partner deve portare avanti la propria “individualità”, ma con le restrizioni anti virus è più difficile»

Crisi Relazioni CoppiaAndando oltre i dati demografici – e alla vigilia di San Valentino – per cercare di capire come la pandemia abbia modificato anche il rapporto di coppia, abbiamo chiesto il parere di Eleonora Incerpi, psicologa del Centro Liberamente di Ravenna, esperta in difficoltà relazionali di coppia e familiari.

Dottoressa, ha riscontrato un aumento della crisi di coppia dovuta alla pandemia?
«Da giugno numerose sono state le richieste di interventi: il lockdown forzato, la convivenza, il non poter uscire e avere contatti con il mondo esterno, sicuramente tutto questo ha esacerbato situazioni dove vi erano delle difficoltà pre-esistenti, portando a volte a conflitti familiari, e altre, la cronaca ne parla ogni giorno, ad un incremento delle situazioni di violenza intrafamiliare».

In che modo le limitazioni anti Covid influiscono nel rapporto?
«Philippe Caillè, noto psicoterapeuta della coppia e della famiglia, afferma che una coppia funziona bene quando 1+1=3. Ciò sta a significare che la relazione matura, equilibrata, è tale quando ogni partner riesce a mantenere la propria individualità, coltivando ciascuno il proprio lavoro, le proprie passioni e le proprie relazioni amicali. Dall’incontro di queste individualità si crea uno spazio comune, che è lo spazio più esteso della coppia. Nel lockdown prima e nelle misure restrittive messe in atto dal governo poi, lo spazio ed il tempo individuali della coppia sono saltati: ciò può aver creato difficoltà nella vita a due. Una delle frasi che spesso mi sento dire oggi è “Dottoressa mi manca il mio ambiente di lavoro”».

Anche lo smartworking può essere un “colpevole”?
«Se inizialmente poteva essere vissuta come una soluzione appunto smart, easy, che facilitava l’organizzazione familiare e domestica, con il passare del tempo ha disvelato tutta la pesantezza, non solo a livello cognitivo, con un carico di lavoro soggettivo percepito pari al doppio rispetto al lavoro in ufficio, ma soprattutto a livello relazionale si è fatta strada la pesantezza del sentirsi soli e isolati dai colleghi».

Eleonora Incerpi Psicoterapeuta

La psicoterapeuta Eleonora Incerpi

E l’avere o meno i figli, in questo periodo, ha aumentato le difficoltà? O, al contrario, ha aiutato?
«I figli scandiscono il tempo della coppia e il passaggio alle diverse fasce di età, mettono di fronte a transizioni e momenti evolutivi critici, che a loro volta mettono in luce le risorse e le qualità relazionali del sistema familiare e della coppia. Ma anche le difficoltà e gli eventuali stalli. Durante la pandemia ci sono famiglie in cui il dilatarsi del tempo e il restringimento dello spazio sono stati un’occasione per riscoprire l’altro e riprendersi il tempo e lo spazio dell’ascolto: dei propri bisogni e quelli della persona amata, nonchè quello dei propri figli, ritagliando del tempo con loro e riscoprendo una nuova quotidianità. In altre invece tale situazione può aver esasperato delle difficoltà relazionali pre-esistenti e la compresenza di un particolare momento evolutivo (quale per esempio l’adolescenza del figlio o figli), possono aver portato a conflitti tra i vari membri della famiglia».

Pandemia a parte, cosa rovina il rapporto di coppia più spesso, sulla base della sua esperienza? E in che modo si rivela utile la terapia?
«Le motivazioni che possono portare a una crisi vanno ricercate all’interno della storia di ogni coppia: dalla nascita, alle ragioni più profonde che hanno unito due individui. Nel momento in cui una coppia varca la soglia del mio studio è carica di sentimenti di rabbia: “perchè lui non capisce”, “perchè lei si arrabbia per sciocchezze” e così via. Non esiste una verità assoluta, ma esistono le ragioni di entrambi i membri della coppia, sotto le quali ci sono emozioni e sentimenti che hanno origini nella propria storia familiare. La terapia di coppia permette di andare alla ricerca delle motivazioni più profonde per le quali due persone si sono unite, portarle in superficie per renderle consapevoli e vedere se c’è lo spazio per trasformare la crisi in una risorsa e far partire una nuova danza, fatta di tempi, spazi e passi nuovi».

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