«Ogni anno il Lamone trasporta fino a 15mila kg di rifiuti». Seads sa come pulirlo Seguici su Telegram e resta aggiornato Un ingegnere di Lugo tra i fondatori di una startup che ha inventato un sistema di barriere che intercetta i materiali galleggianti sui fiumi. Un anno fa il test sul corso d’acqua a San Romualdo: «Abbiamo contatti per installarlo a Giacarta e Montpellier» Dalla sorgente in Toscana fino alla foce a Marina Romea sono circa 90 km: è il percorso del fiume Lamone che, secondo alcune stime ottenute dall’incrocio di algoritmi e osservazioni dirette, potrebbe portare a mare ogni anno fino a 10-15 tonnellate di rifiuti, soprattutto plastiche. Il dato è segnalato da Fabio Dalmonte, ingegnere lughese che vive a Londra: insieme a un collega è la mente dietro a un’invenzione che potrebbe ridurre quel flusso di immondizia galleggiante. Si tratta di barriere di dimensioni ridotte – da installare sugli argini con sistemi poco impattanti che non danneggiano la conformazione delle rive, non ostacolano la vita dei pesci e non bloccano il decorso delle acque – in cui restano intrappolati gli scarti trasportati. Dopo i test con la vasca di simulazione nei laboratori dell’università di Firenze, due anni fa è stata fatta una sperimentazione proprio sul Lamone all’altezza di San Romualdo in un punto dove la larghezza è 25 metri. «Ottimi risultati – dice Dalmonte –. Abbiamo messo in acqua dei campioni di rifiuti di varie forme, ovviamente tenendoli bene sotto controllo per evitare che andassero dispersi, e tutti sono stati intercettati dal nostro prototipo. Anzi, nelle 48 ore in cui è stato in funzione abbiamo raccolto anche 30-35 rifiuti trasportati dall’acqua». Se sale la piena le barriere si possono aprire e non ci sono rischi. Il costo di una installazione è di circa 150-160mila euro per un corso del fiume largo circa 50 metri: «Però a fronte di queste cifre vanno considerati i benefici ambientali da non sottovalutare». Il Covid ha rallentato i piani della Seads – questo il nome della startup – ma non manca nulla per vedere il primo all’opera in maniera fissa. Potrebbe essere proprio il Lamone, dove già sono stati fatti i test, ma nel frattempo la startup dei due ingegneri ha preso contatti con diverse altre amministrazioni, non solo in Italia. Sono ben avviati i rapporti con Montpellier e con Giacarta. L’installazione nella capitale dell’Indonesia era prevista per lo scorso novembre poi è stata inviata. È proprio là che nata l’idea di tutto. Dalmonte si trovava là cinque anni fa per un studio nell’ambito di un master dell’università di Scozia: «Le stime dicono che circa l’80 percento delle plastiche negli oceani arriva dall’entroterra, quindi portata dai fiumi. E a Giacarta questo l’ho visto bene». Nei rapporti con le amministrazioni pubbliche per portare avanti i progetti, Dalmonte ha avuto modo di notare i diversi approcci: «In Europa la propensione è più evidente. In Indonesia l’approccio è diverso. A Giacarta ad esempio ci è stato chiesto di fornire una soluzione per il successivo smaltimento di quello che viene tolto dai fiumi. Rientra pienamente nella nostra visione e abbiamo avviato rapporti con altre imprese. In questo modo per le comunità locali si può trarre un ritorno economico dal riciclo dei rifiuti». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Scuola, tutti ammessi alla maturità. Quest'anno solo colloquio orale. Dal 17 giugno Ravenna, feste di fine anno nei parchi, con foto di classe. Al via le prenotazioni Ravenna, dal 26 al 29 giugno feste di fine anno scolastico con il Teatro delle Albe Seguici su Telegram e resta aggiornato