L’appello del ricercatore dell’Iss contro le paure da disinformazione
di Giacomo Farneti *
Nonostante le evidenze scientifiche rendano ragione all’enorme vantaggio collettivo della campagna vaccinale (dagli attuali dati epidemiologici nazionali il 98 percento dei soggetti vaccinati non si ammalano), alcuni fenomeni sociali – già a partire dagli anni Ottanta – hanno cominciato a guardare ai vaccini in maniera sospetta. Se, ad esempio, le prime vaccinazioni contro il vaiolo potevano apparire a una popolazione scarsamente alfabetizzata come un’imposizione, suona invece anomala la crescente sfiducia nei confronti della scienza ai giorni d’oggi. Come è possibile? In prima analisi l’impatto psicologico e la mancata comprensione del processo vaccinale potrebbero aver causato una distorta ricezione dell’importanza della prevenzione, fomentando insulsi scontri causati unicamente dalla disinformazione.
Senza conoscenza risulta impossibile orientarsi con sicurezza: in epoca pre-vaccinale la media annuale dei casi di pertosse, malattia infettiva di origine batterica estremamente pericolosa e contagiosa (R0 15), caratterizzata da un’elevata mortalità (10 decessi ogni 1.000 casi), era di 25.000 casi. Dagli anni Sessanta, grazie alla copertura vaccinale, si è assistito ad una diminuzione dell’incidenza di circa il 98 percento.
Ecco allora quindi come la sola attenta e razionale analisi del passato può ottimizzare la situazione odierna con l’obiettivo di pianificare al meglio il nostro futuro. Gli strumenti in nostro possesso, rappresentati dalle cosiddette “Real Word Evidence” rimangono:
– Evitare la diffusione dell’infezione e dei contagi semplicemente con il distanziamento sociale e l’utilizzo corretto dei dispositivi di protezione;
– identificare le priorità, attraverso una valutazione empirica dei maggiori fattori di rischio, sia da un punto di vista sanitario ma anche sociale e psicologico;
– orientarsi sulla sicurezza, informandosi nel modo più esaustivo possibile sulle potenzialità della vaccinazione e sul conseguente rapporto rischio-beneficio.
Basterebbe pensare all’attuale sistema di farmacovigilanza: se sono stati individuati pochi casi rarissimi rispetto al numero di dosi di vaccino somministrate (complessivamente 2 casi ogni milione) significa che l’attività di monitoraggio funziona egregiamente ed assicura un’attenta e costante supervisione sanitaria.
Sebbene durante le nostre attività quotidiane (a lavoro, in casa, negli spostamenti) tutti noi siamo continuamente esposti a numerosi rischi – piccoli o grandi -, di fronte alle preoccupazioni e ai dubbi occorre necessariamente riacquistare fiducia nella medicina ma soprattutto ricordare – in memoria di tutte le persone decedute a causa di questa pandemia – quanto la probabilità di danno causata dagli effetti collaterali di qualunque vaccino ci venga offerto oggi rimanga quasi 10 mila volte inferiore al danno potenziale causato dalla stessa malattia Covid-19 e dall’infezione da Sars-Cov-2.
I vaccini purtroppo sono vittime di un paradosso: più si dimostrano efficaci, più nel tempo si perde la consapevolezza del loro valore. La loro importanza deve essere prima compresa e poi considerata un’“assicurazione sulla salute” e, di conseguenza, l’unico metodo efficace per tentare di ristabilire quella “normalità” che tanto ci manca.
È la prima volta nella storia dell’umanità che così tante risorse vengono coinvolte per creare un vaccino. Ogni vaccino prodotto finora, a disposizione gratuita di ogni donna ed ogni uomo della Terra, è stato scoperto e prodotto seguendo rigorose procedure. Le “tappe” per realizzare i vaccini attualmente in uso sono diverse ma precise e sicure e sono state affidate a persone estremamente competenti che lavorano assiduamente e, come noi, ogni giorno sperano in un miglioramento della situazione globale.
La vaccinazione deve rappresentare una scelta consapevole e responsabile che guarda sia verso noi stessi che verso il prossimo. Ultimamente i dati della campagna vaccinale nazionale hanno evidenziato un aumento dei rifiuti nei confronti delle somministrazioni delle dosi: dall’iniziale 10% siamo passati al 45% dei soggetti convocati. Queste rinunce, oltre a rappresentare un pericoloso danno nei confronti di tutti, implicano obbligatoriamente uno slittamento di tutto il processo attraverso il quale sarebbe possibile ottenere una diminuzione dei contagi e conseguentemente dei ricoveri e dei decessi. Il Ministero della Salute ha confermato la consegna di 15 milioni di dosi entro maggio, il doppio per giugno: il timore degli effetti collaterali non può e non deve ostacolare il raggiungimento degli obiettivi della campagna vaccinale. Ottenere la cosiddetta “immunizzazione” significa proteggerci e prevenire nel breve e lungo termine il continuo susseguirsi dei contagi. Unicamente la rinascita della fiducia nella scienza e nella ricerca potranno garantire la rinascita del Paese.
* ricercatore ravennate, responsabile sanitario di Santa Teresa e membro della task force governativa sul Covid 19, esegue studi e ricerche per l’Istituto Superiore della Sanità.