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Il primario di Neurologia: «Il Covid aumenta i casi di ictus più del vaccino»

Il dottor Querzani: «Il coronavirus aumenta il rischio di trombosi un numero infinitamente di volte più alto del farmaco». L’invito è a chiamare il 118 e non andare da soli in ospedale per ridurre i tempi

«Il Covid è un fattore che ha fatto aumentare i casi di ictus con percentuali infinitamente maggiori rispetto a quelle di cui tanto si parla legate ai vaccini». Lo dice il dottor Pietro Querzani, primario di Neurologia a Ravenna e vicepresidente dell’associazione Alice, la onlus che riunisce le associazioni che si occupano di prevenzione e cura dell’ictus. Il medico ricorda però anche il tasso di ospedalizzazione è diminuito durante la pandemia perché le persone, per paura del contagio, non chiamavano i soccorsi.

In generale la mortalità legata all’ictus ischemico negli ultimi anni si è ridotta ed è passata, dal 2015 al 2019 a livello di Ausl Romagna, dal 10,5 al 7,7% proprio per il miglioramento dei percorsi e la validazione ed applicazione delle nuove terapie che si sono rese disponibili.  In neurologia a Ravenna vengono trattati in media 800 pazienti all’anno. Il 70 percento a causa di un ictus cerebrale.

Sono tre i sintomi fondamentali per il quale è subito necessario avvisare il 118: se il paziente ha la bocca storta, parla male e non muove il braccio o una gamba è molto probabile che ci sia un ictus in corso ed è necessario allertare il 118. Un cervello ischemico perde due milioni di neuroni al minuto, per questo è fondamentale agire in fretta.

Fondamentale che alle prime avvisaglie di attacco ischemico non ci si rechi personalmente in ospedale ma si allertino i sistemi di emergenza, il 118. Presentandosi al pronto soccorso di persona, come in Emilia Romagna fa il 25-30 percento delle persone, i tempi si possono allungare e l’efficacia delle terapie può diminuire. A luglio, anche grazie alle donazioni dell’associazione A.lice, la procedura è stata ulteriormente velocizzata: grazie alle tecnologie sono stati accorpati alcuni passaggi del percorso che deve fare il paziente dopo essere stato soccorso dal 118 e, in meno di un’ora dalla chiamata, il reparto del Santa Maria delle Croci riesce a trattare i pazienti con ictus in corso. «Siamo particolarmente soddisfatti – dice Querzani – di essere riusciti ad accorciare i tempi di risposta migliorando l’approccio al paziente, soprattutto perché lo abbiamo fatto in un contesto di emergenza come quello della pandemia di Covid 19, dimostrando che le attività in Ospedale sono proseguite nonostante le difficoltà imposte dalla pandemia».

Un buon modo per prevenire l’ictus cerebrale è cominciare ad occuparsene sin dalla giovane età, curando l’alimentazione e facendo un’attività fisica moderata. Questo è uno dei consigli che Querzani dà a pochi giorni dalla conclusione del mese della prevenzione dell’ictus cerebrale. «Esistono buone pratiche che possono essere seguite sin da giovani: una dieta con pochi grassi, il controllo della pressione arteriosa e della glicemia, un’attività fisica non eccessiva ma regolare: 30-40 minuti per 3-4 volte a settimana».

Recentemente è nato  il “telefono di Alice” operativo in tutto il territorio regionale dalle 16 alle 19, tutti i giorni feriali, per informazioni, supporto psicologico e stimolazione attività cognitive, motorie e logopediche. Il numero da contattare è 3402277001.