La matita di Zagor tifa per Zerocalcare: «Il suo successo fa bene ai fumetti»

Il ravennate Gianni Sedioli disegna il personaggio della Bonelli da vent’anni: «Non c’è motivo per considerare questo genere un prodotto letterario di serie B, succede solo in Italia. I temi affrontati sono anche di grande sensibilità»

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Un disegno di Zagor, realizzato dal fumettista ravennate Gianni Sedioli

«Ho visto la serie di Zerocalcare, è fatta benissimo. Sono contento del successo che sta avendo perché è tutta pubblicità per il mondo dei fumetti». Gianni Sedioli vive di “disegnetti” – per citare il gergo del collega romano arrivato su Netflix il 17 novembre – da più di trent’anni: l’esordio del 55enne ravennate è stato con Tiramolla e ora è uno dei disegnatori del mitico Zagor, personaggio della Bonelli che ha appena compiuto 60 anni.

Lo sbarco di Michele Rech, vero nome di Zc, nel catalogo della piattaforma streaming, a dieci anni dall’uscita del primo libro, ha avvicinato il fumetto ancora di più al grande pubblico: «Chissà che non serva per ridurre quel senso di prodotto di serie B che si porta dietro questo genere. Purtroppo è una cosa tipicamente italiana: una sciocchezza scritta su un libro gode sempre di credibilità, una secchiata di vernice su una parete viene sempre presa per arte, se invece prendiamo un tema importante e lo mettiamo in una storia disegnata viene comunque considerato roba da poco. Ogni tanto torna sempre la battuta “l’avrà letto sulla Cronaca di Topolinia” per sminuire una notizia». Difficile spiegare le motivazioni: «Anche uno come Fellini ha lavorato con Manara, ed è solo uno dei tanti esempi di personaggi della cultura considerata più importante che erano amanti del fumetto. Forse è ancora un retaggio di un passato in cui erano pensati più per bambini, ma non è più così. Lo stesso Zerocalcare ha la capacità di intercettare una sensibilità generazionale».

gianni sedioli fumettista zagor

Gianni Sedioli è nato a Ravenna. Diplomato come tecnico industriale, fino all’età di 25 anni svolge l’attività di agente di commercio. Nel 1992 debutta su Tiramolla. Dalla fine degli anni ’90 è uno dei disegnatori di Zagor

Le prime pillole di animazione di Zc si sono viste durante il lockdown con brevi video caricati sulla sua pagina Facebook e in onda su La7 a Propaganda Live. Passare dalla carta allo schermo si porta dietro sempre dei rischi: «Al lettore del fumetto piace completare l’opera immaginando le voci e i movimenti dei personaggi sulla pagina. Vederli in tv toglie una parte di fantasia. Però con Zerocalcare l’operazione è stata molto efficace per il suo stile: per i miei gusti è un po’ verboso, preferisco i fumetti di avventura alla Hugo Pratt, ma la sua caratteristica con la parola predominante ha funzionato bene con l’animazione». In ogni caso la posizione di Sedioli è ben chiara: «Consideriamo fumetti e cinema come due mezzi diversi che hanno esigenze diverse, uno può ispirarsi all’altro ma non verranno uguali».

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Un disegno di Zagor realizzato dalla matita di Gianni Sedioli

Il successo della serie, anche per uno come Rech che era già mainstream, alimenta la sensazione che serva la tv – da intendere più come schermo che come medium – per raggiungere il grande pubblico: «Gli smartphone hanno eliminato tanti lettori occasionali: quelli che prendevano in mano un fumetto quando avevano mezzoretta libera, adesso stanno sul telefonino. Anche perché sempre meno gente va in edicola e si riduce quindi il pubblico di chi può comprare un fumetto senza essere un fedele appassionato. E così oggi c’è lo spettatore occasionale, quello che ha un po’ di tempo libero e scorre fra le proposte si Netflix». Sedioli lo ammette senza girarci attorno: «Ho dei dubbi che la graphic novel riesca a parlare a chi ha meno di 25 anni. Il pubblico delle fiere è dai 35 in su. Non vedremo più quelle foto di Stan Lee accerchiato da bambini. E infatti assistiamo a una rinascita del fumetto da libreria, confezionato in maniera da essere un prodotto di fascia più alta».

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