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La riorganizzazione delle emergenze in ospedale a Cervia diventa modello regionale

Il sistema introdotto nel 2020 è stato mantenuto e aggiustato nel tempo e ora la Regione e l’Ausl lo considerano un riferimento di come vorrebbero rivedere l’assistenza sul territorio per alleggerire il peso sui pronto soccorso

La riorganizzazione del punto di primo intervento territoriale all’ospedale di Cervia, avviata nel 2020 in occasione dell’ondata pandemica, è diventato un prototipo da replicare in regione per la gestione dei pazienti con codice a bassa complessità. I vertici dell’Ausl Romagna, il sindaco cervese e l’assessore regionale competente hanno illustrato lo scenario in una conferenza stampa il 28 aprile.

Il primo intervento di Cervia è gestito dalle Cure Primarie, è attivo 24 ore su 24 per la presa in carico territoriale delle patologie meno gravi, in alternativa all’accesso in pronto soccorso a Ravenna.

«La riforma dell’emergenza-urgenza che abbiamo in mente è già realtà qui a Cervia dove si riesce a garantire la presa in carico dei casi a bassa intensità – afferma l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini –, quelli che di fatto costituirebbero il 70 percento di accessi al Pronto soccorso, e che invece trovano una risposta appropriata alla Casa della Comunità grazie al lavoro di squadra tra medici di continuità assistenziale e infermieri, anche con la possibilità di approfondimenti diagnostici, inviando ai reparti di emergenza i casi che invece hanno una caratteristica di emergenza».

Donini ha fornito un po’ di dati regionali. Nel 2022 gli accessi da parte dei cittadini nelle strutture di urgenze-emergenze della Regione hanno eguagliato e superato quelli del 2019: su 1,7 milioni di accessi in Ps, l’80 percento riguarda le strutture più grandi, i cosiddetti Dea di primo e secondo livello, mentre il 95 percento è codici bianchi e verdi. «E ancora, 70 cittadini su 100 vanno in pronto soccorso non perché sono a rischio vita ma perché hanno un bisogno urgente di salute. Allora è necessario intervenire sulle modalità di accesso, separando l’urgenza dall’emergenza e dall’altro sull’organizzazione delle strutture di assistenza. La soluzione al problema qui a Cervia è già stata trovata, ringrazio tutti gli operatori che vi lavorano e che stanno dando prova di efficacia ed efficienza».

La riorganizzazione del punto di primo intervento territoriale nasce dalla necessità di contrastare la carenza di personale medico dell’emergenza individuando soluzioni organizzative territoriali.

Il primo intervento a gestione dell’unità operativa Cure Primarie è attivo dal settembre 2020, passando da un modello a gestione ospedaliera ad un modello di tipo territoriale  attraverso l’impegno dei medici di continuità assistenziale e/o i medici di base (in  integrazione con il 118 per la definizione dei protocolli di emergenza e delle interfacce per l’accesso ai Dea di secondo livello) garantendo  la presa in carico delle urgenze a bassa complessità con un’apertura articolata nelle 24 ore.

Il modello organizzativo ha visto una trasformazione a partire dal settembre 2020 connotandosi dapprima come una struttura organizzativa facente parte della struttura complessa di pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’ospedale di Ravenna e successivamente come un punto di primo intervento territoriale a gestione della unità operativa di Cure Primarie in forte integrazione con il 118.

Medici ospedalieri sono stati affiancati dai colleghi di continuità assistenziale e da essi stessi sono stati progressivamente sostituiti, dopo un percorso di formazione e affiancamento da parte del personale esperto. Attualmente la formazione avviene attraverso un percorso sul campo in affiancamento con i colleghi esperti.

La rete dell’emergenza territoriale, con il coordinamento della centrale operativa 118, attraverso l’impiego delle ambulanze e delle automediche presenti sul territorio cervese e comuni limitrofi, consente un collegamento con gli ospedali sede di Dea di secondo livello laddove le esigenze cliniche del paziente lo richiedano.

Il modello di valutazione dell’utente ha visto il passaggio da un modello di triage globale, che prevede l’elaborazione di un codice di priorità alla visita, ad un modello di tipo prestazionale con il criterio di accesso alla visita principalmente di tipo temporale, sovrapponibile in parte alle prestazioni di tipo ambulatoriali di supporto ai Medici di Medicina Generale.