Ora in provincia di Ravenna ci sono quasi 1.400 richiedenti asilo

Dalle navi delle ong ne sono arrivati 260. Posti letto esauriti, la prefettura ne cercherà 200 in più

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L’arrivo della nave Life Support dell’organizzazione umanitaria Emergency il 25 settembre scorso è stato il quarto sbarco al porto di Ravenna di migranti soccorsi nel Mediterraneo. La prima volta fu il 31 dicembre scorso con la Ocean Viking di Sos Mediterranée e i suoi 113 profughi.

La dodicesima missione della ong fondata da Gino Strada, invece, ha portato 28 persone sulle banchine del terminal crociere di Porto Corsini: undici uomini, nove donne e otto minori di cui uno non accompagnato, provenienti da Siria, Egitto e Libia. Erano stati recuperati quattro giorni prima in acque maltesi su un gommone di circa sei metri partito da Misurata (Libia) da più di due giorni e alla deriva da diverse ore. Il motore era rotto e la chiglia si era crepata.

Quanti migranti sono sbarcati a Ravenna

In totale nei quattro sbarchi sono scese 260 persone (la metà minorenni): Gambia con 83, Sudan e Costa d’Avorio con 33 ciascuno e Nigeria con 27 sono le nazioni più rappresentate. Come prevede la procedura, dopo le visite mediche e le procedure di identificazione, i profughi vengono ripartiti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) distribuiti sul territorio in attesa che venga esaminata la domanda di richiesta di protezione internazionale. Sono cento quelli che sono stati assegnati ai Cas della provincia di Ravenna. Se si escludono i 15 inviati ad Alessandria, gli altri sono stati distribuiti tra le altre province dell’Emilia-Romagna.

In quella di Ravenna l’accoglienza dei richiedenti asilo è spalmata su 94 punti con una modalità diffusa. In molti casi, infatti, si tratta di appartamenti singoli inseriti in contesti residenziali nel tentativo di favorire l’integrazione. Gli enti privati che ne hanno la gestione sono undici: aziende, associazioni, cooperative e consorzi che hanno risposto ai bandi pubblici della prefettura che utilizza fondi ministeriali per coprire le spese. C’è almeno un punto di accoglienza in 14 dei diciotto comuni della provincia (non sono presenti a Bagnara, Castel Bolognese, Conselice e Sant’Agata, mentre 50 sono nel capoluogo). I 27 dell’ultimo sbarco (a parte il presunto scafista trattenuto in carcere) sono stati accompagnati a Fognano (Brisighella) in un convento, da dove se ne sono subito andati via.

Quanti posti letto in provincia di Ravenna per accoglienza migranti

In totale i posti letto disponibili in provincia sono 1.443. Secondo i dati forniti dalla prefettura, aggiornati al 27 settembre 2023, ne restano liberi ancora una cinquantina. Gli Stati di provenienza più rappresentati sono Ucraina (237), Pakistan (227), Bangladesh (158), Nigeria (136), Tunisia (65), Somalia (44). Escludendo il centinaio di migranti, già ricordato, assegnato a questo territorio dai quattro sbarchi di Porto Corsini, il resto degli stranieri ospiti nella rete Cas fa riferimento alla distribuzione sul territorio nazionale decisa dal ministero dell’Interno per alleggerire la pressione sui centri del sud Italia.

I posti letto in provincia sono quasi esauriti, ma la necessità di ulteriore accoglienza non diminuisce. Questo fa sì che gli uffici della prefettura siano chiamati continuamente alla ricerca di nuovi posti nelle strutture che già sono operative, oltre a recuperare qualche posto con la revoca della permanenza per chi si è visto respingere la richiesta di asilo. Entro un paio di mesi arriveranno a scadenza i contratti stipulati per 300 posti letto e la prefettura si prepara a nuovi bandi di gara: «I fondi vengono dal ministero e non mancano. Per questo cercheremo di aumentare la richiesta facendo bandi per circa 500 posti».

La domanda di protezione internazionale per migranti

La protezione internazionale è disciplinata in linea generale dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati e dalle Direttive europee su qualifiche e procedure, recepite in Italia da due decreti legislativi (251/2007 e 25/2008). La domanda di protezione internazionale è presentata dal richiedente asilo personalmente in questura che poi gira gli atti alla Commissione competente per la decisione. Nel territorio di Ravenna è competente all’esame e alla decisione sulle domande di asilo la Commissione Territoriale di Bologna con la sezione distaccata di Forlì.

L’avvocato Andrea Maestri si occupa quasi quotidianamente di queste pratiche: «Dopo l’audizione individuale del richiedente asilo, i tempi con cui la Commissione decide sono abbastanza brevi ma variabili in funzione degli approfondimenti necessari per i singoli casi. Da poche settimane a qualche mese. La Commissione può riconoscere lo status di rifugiato in caso di fondato timore di persecuzione oppure la protezione sussidiaria in caso di provenienza da contesto di violenza e insicurezza generalizzata causa conflitto interno o internazionale, ad esempio Afghanistan, Siria, Ucraina. Se non ci sono i presupposti per il riconoscimento di una delle due protezioni maggiori, la Commissione può trasmettere gli atti al Questore per il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale. la cosiddetta protezione complementare, fattispecie molto ridimensionata dal recente decreto Cutro ma molto rilevante per regolarizzare situazioni di migranti che abbiano maturato una significativa integrazione sociale e lavorativa. Vi sono poi procedure accelerate che si svolgono in pochi giorni ad esempio in caso di richiedenti asilo minorenni o portatori di vulnerabilità. Se invece la decisione è negativa si può fare ricorso entro 30 giorni al Tribunale Civile Sezione specializzata in materia di immigrazione e protezione internazionale. Le decisioni negative della Commissione forlivese si impugnano a Bologna. Se anche la decisione giudiziaria fosse negativa, si può proporre ricorso in Cassazione».

L’avvocato Maestri riassume i risultati delle domande: «Per alcune nazionalità come afghani, siriani, ucraini, le decisioni sono favorevoli al 99 percento. Per altri, in particolare per chi proviene da paesi compresi nella lista dei paesi d’origine sicuri, come Albania, Nigeria o Senegal, è raro invece il riconoscimento di qualche forma di protezione».

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