I detenuti di Ravenna in scena in carcere con uno spettacolo tra catarsi e mito

Terza edizione per il festival Trasparenze: da quest’anno, anche rappresentazioni di compagnie esterne dedicate esclusivamente al pubblico di carcerati

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La Casa Circondariale di Ravenna (via Port’Aurea, 57), si farà palcoscenico di Che Fatica, Ercole! di Lady Godiva Teatro Aps. Lo spettacolo andrà in scena nell’ambito del festival Trasparenze di Teatro, dal 4 al 7 dicembre (ore 14), e vedrà protagonisti i detenuti della casa circondariale ravennate insieme a un gruppo di attori e cantori.

Peculiarità del progetto è lo sviluppo di un tema comune tra le attività teatrali attive in 14 sezioni di 8 Istituti Penitenziari per adulti nelle città di Ravenna, Forlì, Bologna, Ferrara, Parma, Castelfranco Emilia, Modena e Reggio Emilia e con minori in carico ai Servizi di Giustizia Minorile dell’area penale esterna. Il programma prevede una “sfida” tra sette compagnie teatrali che, con poetiche ed esperienze pregresse, talvolta molto distanti tra loro, si danno un tema comune da sviluppare su tre anni: tema del triennio 2022-2024 è Miti e Utopie, che si sviluppa con un sottotitolo di tre parole: Errare/Perdono/Comunità.

Tre ambiti di ricerca particolarmente significativi per il luogo, il carcere, nel quale si svolgono le attività di produzione. Così nelle note di regia, a cura di Eugenio Sideri in collaborazione di Beatrice Cevolani: «Proseguiamo il cammino nel mito, incontrando Ercole, la sua nascita, il suo destino, le sue imprese. Siamo partiti dall’inizio, strizzando l’occhio a Zeus ed Era, un po’ come in una commedia all’italiana, per incontrare poi Tiresia, Euristeo e le 12 immancabili fatiche. Il percorso di una figura tra le principali della mitologia, sia greca che latina; un uomo che, ancor prima di essere divino, affronta le imprese che la vita ci pone, ogni giorno, davanti, e che sono da superare».

L’edizione 2023 del festival (partita il 13 novembre e attiva fino al 23 dicembre) si arricchisce inoltre di una nuova sezione: accanto alle piece di cui sono protagonisti i detenuti, andranno in scena anche quattro spettacoli teatrali di compagnie esterne, che entrano in carcere per presentare le opere a un pubblico esclusivamente di spettatori-detenuti.

«Si muove da una azione necessaria – precisa il Sideri  – È l’azione del fare teatro, necessaria e dirompente, a farci ritrovare il senso alle cose. Qui (in carcere), il senso del teatro si fa energia, tragedia e commedia, rito e catarsi; qui la comunità (perché è di lei, della Comunità, il soggetto di cui stiamo parlando!) della società civile si ritrova davanti a se stessa, davanti alle proprie vittorie e alle proprie sconfitte… e davanti a ciò che la scena racconta, vediamo un po’ di noi, come spettatori riflessi, gli uni sugli altri; e gli attori, che attraversano i nostri occhi, si fanno mediatori di un racconto che ognuno legge per sé. L’opera di un gruppo, seppur ristretto, si fa opera di tutti, di una comunità che è costretta a ritrovarsi e per quaranta minuti non può evadere».

L’iniziativa nasce grazie al Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, formato delle compagnie che operano con progetti teatrali nelle carceri della regione Emilia-Romagna e organizzato dal Teatro del Pratello Cooperativa Sociale in collaborazione con il Coordinamento Teatro Carcere Emilia- Romagna ed è sostenuto dal Ministero della Cultura.

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