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    Categoria: sport

Addio a Vicini, il ricordo di Rizzitelli: «Un uomo e un tecnico d’altri tempi»

Calcio / L’attaccante, romagnolo “d’adozione”, apre i cassetti della memoria per le celebrare l’ex Ct azzurro: «Il giorno del mio esordio in nazionale mi parlò in dialetto…»

L’ex Ct azzurro Azeglio Vicini (foto Figc)

Da oggi, con la scomparsa di Azeglio Vicini, il cielo è un po’ meno azzurro. L’ex commissario tecnico della nazionale delle ‘Notti Magiche’, romagnolo di San Vittore di Cesena, è morto a 84 anni a Brescia, dove viveva da moltissimi anni, dopo una lunga malattia. E’ infatti legato al suo nome il Mondiale di Italia ’90, quello che consacrò Schillaci e un’Italia che si piazzò al terzo posto giocando un bel calcio. I funerali si terranno domani, giovedì 1° febbraio, alle ore 16.30 nel Duomo di Brescia, poi l’ex allenatore verrà sepolto nella tomba di famiglia a Cesenatico. A partire dalla gara di questa sera di Coppa Italia, Milan-Lazio, e per tutto il prossimo week end verrà osservato un minuto di raccoglimento in suo ricordo.

A parte una breve parentesi sulla panchina del Brescia, Vicini ha percorso tutta la sua carriera di allenatore nel giro azzurro, dove era entrato nel 1969 come responsabile della Under 23 e poi della Under 21. Alla guida di quest’ultima nazionale ha sfiorato il titolo Europeo nell’86 (sconfitto ai rigori dalla Spagna), mentre ha guidato quella maggiore dall’8 ottobre 1986, quando a Bologna fu disputata un’amichevole contro la Grecia vinta 2-0. Ottimo il cammino nelle qualificazioni agli Europei del 1988, ottima anche la fase finale, ma il cammino si è fermato in semifinale contro l’allora Urss, che si impose 2-0. L’Italia di Vicini ha regalato grandi emozioni, e non solo per i risultati, in particolare ai Mondiali di Italia ’90, che vide in maglia azzurra molti dei ragazzi cresciuti con lui nell’Under 21 (Zenga, Vialli, Mancini, Giannini, Bergomi, Donadoni e Ferri). La sua carriera in azzurro è terminata il 15 ottobre 1991, con l’esonero dall’incarico tre giorni dopo Urss-Italia, finita 0-0, che costò alla nazionale l’eliminazione per l’Europeo 1992.

Quel giorno è ricordato anche per un palo colpito in modo clamoroso da un altro protagonista romagnolo, seppure “d’adozione”, Ruggiero Rizzitelli. L’attaccante, infatti, ha legato la prima parte della sua brillante carriera al Cesena e ricorda con affetto e commozione Vicini. «Fu lui a chiamarmi in azzurro – racconta Rizzitelli – portandomi nel mondo dei campioni. Io sono stato il primo giocatore del Cesena a vestire la maglia della nazionale maggiore, una signora squadra che arrivò vicina al tetto del mondo giocando un bel calcio. In precedenza avrebbe meritato di vincere gli Europei Under 21, come anche Italia ’90, ma mancò quel pizzico di fortuna in più».

Più dell’allenatore, però, Rizzi-gol vuole ricordare la persona. «Mai sopra le righe, gentile ed educato, un uomo d’altri tempi che provava a mettere a proprio agio i calciatori. Il giorno del mio esordio in nazionale, proprio per rompere il ghiaccio, mi parlò in dialetto, ma io non ero proprio un romagnolo puro… Ha mostrato tutto il suo amore per le nazionali restando in quel giro anche dopo la fine della sua esperienza in panchina. Da tecnico, il suo merito più grande è stato quello di portare quasi in blocco l’Under 21 nella nazionale maggiore».

Rizzitelli si ricorda anche l’ultimo incontro con Vicini. «E’ successo un paio di anni fa, a Cesena, alla presentazione di un libro. In precedenza, ogni tanto mi capitava di incontrarlo a Cesenatico. Era sempre un piacere vederlo e scambiare qualche parola con lui. Me lo ricordo sempre molto lucido, nonostante il passare degli anni. Ho pagato anche caro un debito di riconoscenza che avevo nei suoi confronti. Alla prima partita dell’era Sacchi, disputata contro la Norvegia, dedicai il mio gol proprio ad Azeglio, invece che a qualcun’altro. Non sono più stato chiamato in nazionale – termina l’ex attaccante – ma tornassi indietro lo rifarei ancora».