Il libero alla quinta stagione ravennate è il veterano della Porto Robur Costa che sfida la capolista Perugia nei quarti degli spareggi scudetto: ko 3-1 all’andata in Umbria e domenica 18 marzo gara2 al Pala De Andrè. Il 26enne è l’unico che era in campo anche tre anni fa negli spareggi contro Modena quando si giocò a Forlì
Goi, questi playoff sono un obiettivo raggiunto con tutto il cuore…
«Sì, a mio avviso con grande merito. Negli scontri diretti ci siamo comportati molto bene, vincendone la maggior parte. Abbiamo sbagliato poche partite e quando lo abbiamo fatto è anche perché ci mancavano alcuni titolari, come nelle gare di Latina e Monza».
Lei è l’unico “superstite” della formazione che tre anni fa partecipò ai playoff. Cosa devono attendersi gli sportivi ravennati da questa nuova sfida?
«Sulla carta è un confronto proibitivo, anche perché finora in questa stagione con le cosiddette “big” siamo sempre andati male. Penso però anche che i playoff rappresentino un’altra competizione, del tutto staccata dalla regular season. Si riparte da zero, con atmosfera molto diversa».
Tre stagioni fa avete giocato a Forlì. Questa volta, invece, riportate i playoff al Pala De André dopo 21 anni. L’ultima partita è infatti datata 19 marzo 1997, con l’allora Area di Ricci che perse 3-2 con Bologna. C’è un po’ di emozione?
«Di sicuro è una bellissima soddisfazione giocare di fronte al nostro pubblico, a Ravenna. Prevedo un palazzetto tutto pieno, da brividi, e sarà una gioia anche per i Rvs, i tifosi organizzati che ci seguono in ogni parte di Italia. I nostri sostenitori potrebbero diventare l’ottavo uomo in campo, aiutandoci come spesso è capitato in campionato. In campo sentiamo il loro calore, che ci dà una grande carica».
Cosa si ricorda dei playoff disputati al PalaFiera contro Modena?
«Anche lì eravamo reduci da una bella regular season, culminata con il settimo posto. Ho vissuto sensazioni molto piacevoli, anche perché contro gli emiliani riuscimmo a vendere cara la pelle, vincendo un set, e a fine partita ricevemmo l’applauso del pubblico».
In quella occasione lei dava il cambio a Bari. Quest’anno invece sarà il leader della seconda linea. Che consigli darà ai suoi compagni?
«Meglio lasciar fare a gente come Orduna e Marechal, che ha molta più esperienza. I più giovani, come me, dovranno mettere in campo tanto entusiasmo e spavalderia, senza timori, con la voglia di dare il massimo in partite che ogni atleta vorrebbe giocare».
Tornando al passato, lei è uno dei pochi giocatori rimasti alla Bunge dalla scorsa stagione. Cosa ricorda dello scontro diretto perso con Vibo Valentia?
«Quel giorno non siamo riusciti a esprimere il nostro gioco, fermandoci a un passo dal traguardo. È stata una grande scottatura, che ci ha lasciato dell’amaro in bocca, ma che ci ha fatto anche reagire. Dopo, infatti, abbiamo mostrato il nostro vero valore, riscattandoci con la qualificazione in Challenge Cup».
Alla sua quinta stagione di fila a Ravenna, cosa si aspetta dal futuro? Spera un giorno di vestire la maglia azzurra?
«È ancora presto parlare del futuro, preferisco stare concentrato sui prossimi impegni. Certo è che io ho un altro anno di contratto e che a Ravenna sto benissimo, ma prima di tutto penso a chiudere al meglio questa stagione. Per quello che riguarda la nazionale, è ovvio dire che sarebbe realizzare un sogno che ho fin da bambino. Si può raggiungere però solo giocando bene, cercando di crescere in modo ulteriore, e di sicuro la Bunge è il posto giusto per migliorare sia dal punto di vista tecnico, sia da quello caratteriale».