Omaggio alla cultura austroungarica sulle sponde del Danubio, con tre celebri operette e un’orchestra di cento violini zigani
La “Trilogia d’Autunno” di quest’anno costituisce un tributo a una forma di teatro musicale, l’operetta, cui si devono capolavori come quelli proposti, firmati dai grandi compositori Emmerich Kálmán, Johann Strauss e Franz Lehár, e portati in scena dai principali teatri ungheresi, ovvero il Teatro dell’Operetta di Budapest, il Teatro Csokonai di Debrecen e il Teatro di Szeged.
L’intenso trittico “danubiano” vuole anche essere un omaggio alla grande civiltà che fu l’Impero Austroungarico al suo tramonto, e che con Vienna e Budapest si fece culla di uno straordinario fermento culturale.
«Abbiamo voluto parlare di un mondo senza confini, vicino all’utopia, dove più tradizioni coesistevano insieme – spiega il direttore artistico del festival Franco Masotti – e abbiamo scelto di farlo attraverso un genere, “l’operetta”, che fonde alla perfezione teatro, musica e danza di altissimo livello, e costituisce l’illustre progenitore del musical di Broadway e del West End».
A inaugurare la trilogia venerdì 14 ottobre (con replica martedì 18) sarà la Gräfin Mariza di Kálmán, che andò in scena per la prima volta nel 1924, riscuotendo però maggior successo nel secondo dopoguerra; le vicende della ricca Contessa Maritza assediata dai pretendenti hanno come sfondo un possedimento tra Ungheria e Bulgaria, e si dipanano sulle note popolari di musica magiara e zigana, in primo luogo la csárda.
Segue sabato 15 ottobre (con repliche mercoledì 19 e venerdì 21) Die Fledermaus, di Johann Strauss. Tratto dalla commedia Le réveillon di Meilhac e Halévy e rappresentato la domenica di Pasqua del 1874, Il pipistrello racconta i tentativi del notaio Falke di vendicare una burla degli amici, che lo hanno costretto a vagare per la città ubriaco e travestito da pipistrello. La musica del valzer, della csárda e della polka mantengono alta la tensione dello spettatore, coinvolgendolo in un funambolico e intricato gioco delle parti.
La trilogia si chiude con il capolavoro Die lustige Witwe, in scena domenica 16 ottobre (con repliche lunedì 17 e giovedì 20). «Questa non è musica!» furono le parole con cui il direttore del teatro An der Wien accolse La vedova allegra dopo il debutto il 30 dicembre 1902: Lehár volle incidere la frase sulla medaglia che ne celebrava la duecentesima replica. L’opera si svolge a Parigi, e ha per protagonista Hanna Glawari, una ricca vedova del Pontevedro – nome che cela a malapena il Montenegro – i cui connazionali vorrebbero far risposare in patria per evitare il trasferimento all’estero del patrimonio. Ci riusciranno al termine di una partitura in gran parte in tre quarti, il tempo del valzer, grazie ad una vecchia fiamma, Danilo, omonimo del figlio di Nicola I re del Montenegro – ulteriore dettaglio che ha dato luogo a interpretazioni irredentiste dell’opera.
In attesa della “Trilogia d’Autunno”, Ravenna Festival ripropone un titolo che l’anno scorso riscosse un notevole successo, Mimì è una civetta: l’eterna storia d’amore tra Mimì e Rodolfo ispirata alla Bohéme di Puccini, andrà in scena al Teatro Alighieri lunedì 3 ottobre, per poi proseguire una lunga tournée nei principali teatri dell’Emilia Romagna.
Maggiori informazioni sugli orari degli spettacoli e l’acquisto dei biglietti sul sito www.ravennafestival.org, oppure alla biglietteria del Teatro Alighieri in via Mariani 2 (tel. 0544 249244).
All’ultimo appuntamento della “Trilogia” seguirà invece il “GiovinBacco. Sangiovese in Festa”: l’ormai nota manifestazione enologica dei vini romagnoli, animerà il centro di Ravenna per 3 giorni, il 21, 22 e 23 ottobre, durante i quali, per rimanere nel tema delle operette rappresentate, musicisti zigani e nostrani si esibiranno nelle piazze cittadine.
A concludere il viaggio lungo il Danubio sarà il concerto della Budapest Gypsy Symphony Orchestra, per la prima volta in Italia: domenica 23 ottobre (al teatro Alighieri) l’orchestra composta da 100 strumentisti tra violini, viole, violoncelli, contrabbassi, clarinetti e cimbalom, alternerà pagine celebri di compositori quali Liszt, Bartók, Kodály, Cajkovskij e Strauss a brani di musica tradizionale ungherese e zigana.