Aziende e Covid-19: semplificazioni e strumenti in deroga nel Cura Italia

Lo studio Luca Martini di Cervia illustra le principali novità del primo Decreto ministeriale emanato per salvaguardare salari e rapporti di lavoro

Decreto Cura ItaliaDopo aver parlato di privacy, smart working e modifiche al lavoro aziendale in tempi di Covid, siamo tornati da Luca Martini, dell’omonimo studio di consulenza per il lavoro a Cervia per approfondire i contenuti del cosiddetto decreto “Cura Italia”, ossia il primo provvedimento del governo che contempla aiuti concreti per andare in soccorso alle tantissime aziende colpite dall’emergenza coronavirus. Riuscire a parlargli non è facile, perché in questi giorni Martini è per l’appunto subissato dalle richieste dei clienti che hanno bisogno di capire come muoversi. Perché da un lato è vero che molti degli strumenti per la tutela del rapporto di lavoro e del lavoratore sono gli stessi già attivi da prima del decreto Cura Italia (che siano la cassa integrazione per l’industra, i Fsba per gli artigiani o il Fis per molte altre realtà) dall’altra è vero che ci sono anche importanti semplificazioni.

Luca Martini«In effetti il decreto punta a semplificare l’accesso a questi strumenti – dice Martini. – Prevede infatti una causale “Emergenza Covid-19” che implica una serie di caratteristiche speciali, a partire dal periodo e dalla decorrenza: infatti la durata massima è di nove settimane, si può partire dal 23 febbraio e spalmabile fino ad agosto. Inoltre si possono applicare anche a chi lavora da meno di tre mesi per l’azienda: è sufficiente che il rapporto di lavoro sia in essere al 23 febbraio. Inoltre ci sono adempimenti cui le aziende non devono rispondere: per esempio, sono esentate dall’attivare la procedura preliminare di informazione e consultazione sindacale». Non solo, data la gravità dalla situazione sono state attivate anche misure per le aziende che normalmente non possono accedere a questi strumenti. «Sì, la cassa integrazione in deroga riguarda tutte quelle aziende per cui questi strumenti normalmente non sono previsti ed è già stata finanziata dalla Regione. In totale si potrà accedere a tredici settimane grazie a due diversi provvedimenti presi prima e dopo il decreto ministeriale». Importante sottolineare che le misure riguardano sia le aziende costrette a chiudere in base ai diversi decreti che si sono succeduti, sia quelle che pur potendo almeno in parte restare aperte, hanno subito un crollo degli ordini o dei fatturati come effetto collaterale della situazione contingente. E poi ci sono i famosi 600 euro per le partite Iva e i collaboratori, esclusi quelli iscritti a ordini professionali. «I liberi professionisti iscritti a un albo professionale, al momento, non sono compresi dal Decreto anche se sono moltissimi, oltre due milioni, che possono essere stati colpiti dalla crisi. Per le Partite Iva e i co.co.co, che versano alla gestione della separata dell’INPS, sono previsti 600 euro una tantum per marzo e si può fare domanda all’INPS senza “click day”. Stesso importo è previsto per gli autonomi artigiani e commercianti e per gli stagionali del turismo che in questo momento sono senza contratto. Sono sufficienti? No, naturalmente si tratta di una cifra molto bassa, l’auspicio è che venga almeno prorogata su più mesi. Anche perché per molti di loro, oltre al mancato lavoro, può profilarsi a breve la difficoltà di incasso effettivo».

 

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