La realtà delle aziende ai tempi del coronavirus

Possibilità, consigli e opzioni illustrate dallo studio di consulenza del lavoro Luca Martini

ClosedCome uno tsunami il coronavirus si è abbattuto sulla società italiana con un impatto drammatico anche sul tessuto sociale ed economico. E ci sono moltissime aziende costrette a chiudere o a ridurre gli orari per decreto o per scelta di fronte agli stringenti e inediti provvedimenti presi dal Governo per contrastare questo nuovo nemico invisibile. Ma c’è anche chi in questo momento sta invece lavorando tantissimo, anche al di fuori della sfera sanitaria. Tra questi ci sono i consulenti del lavoro come Luca Martini, dell’omonimo studio a Cervia. «Ci chiamano i clienti con le situazioni più disparate, da chi ha appena assunto una persona e si trova a chiudere a chi deve gestire le misure di sicurezza necessarie per poter continuare a lavorare. La situazione è molto difforme da azienda ad azienda, c’è per esempio il settore degli alimentari che sta lavorando moltissimo, mentre il turismo è completamente fermo, tanti alberghi hanno rimandato l’apertura a fine maggio, quando era stata prevista a inizio aprile».

Per aiutare le aziende ad affrontare questo momento senza precedenti esistono strumenti ordinari e straordinari che possono essere messi in campo. «Per chi vuole e può continuare a lavorare ma si trova magari a una flessione del lavoro – suggerisce Martini – si può pensare a una turnazione delle ferie e a forme di flessibilità. Per ragioni di sicurezza si può pensare, ove possibile, di attivare forme di smart working». Ecco, la parola magica di cui oggi tanto sentiamo parlare, ma, esattamente come funziona? «È una modalità operativa e non un contratto di lavoro. Il lavoratore garantisce il raggiungimento di un certo obiettivo lavorando da casa e secondo orari non prestabiliti, ma è il datore di lavoro che deve metterlo nelle condizioni di lavorare. Naturalmente non è per tutti, ma per esempio è stato attivato in questi giorni da molti studi professionali».

Luca MartiniE per chi invece è costretto a fermarsi o si trova di fronte a un drastico calo di lavoro? «Ci può essere ovviamente la cassa integrazione prevista per questa specifica situazione che potrà essere “smart”, cioè di breve durata, oppure la cassa integrazione ordinaria o quella in deroga prevista dalla Regione, va valutato caso per caso. Inoltre, può essere utile verificare altre forme di integrazione al reddito meno note ma a cui talvolta è possibile attingere, come quelle degli accordi tra enti bilaterali. Le aziende poi hanno slittamenti dei pagamenti, a partire già da quello del 16 marzo. Altre misure arriveranno e le terremo monitorate».

Infine, in tempi di coronavirus non si può trascurare la privacy: se un lavoratore risulta positivo non è tenuto a comunicarlo all’azienda e l’azienda non è tenuta a saperlo. La gestione dell’informazione per ragioni di prevenzione sanitaria è in capo all’Ausl. E può essere utile sapere che un lavoratore in quarantena è tecnicamente in malattia, mentre se fa una quarantena volontaria può attingere a ferie e permessi. E il lavoratore spaventato che non vuole andare al lavoro per ragioni di sicurezza sanitaria? «La questione è delicata, perché se il datore di lavoro ha bisogno del lavoratore e prende tutte le misure e le cautele previste per la sua sicurezza, un’assenza dal lavoro può configurarsi come ingiustificata».

Dal suo osservatorio, cosa teme di più per le aziende? “Mi preoccupa la spinta inerziale del dopo, perché gli strumenti per fronteggiare l’emergenza dell’oggi in molti casi ci sono, ma quanto ci metterà un’azienda che oggi si è dovuta fermare del tutto a ripartire una volta che l’emergenza sanitaria sarà finita?”

 

Logo Studio MartiniSTUDIO LUCA MARTINI
via Levico 7 – Cervia

Tel. 0544 1878233 – Email: info@studiomartiniluca.it
www.studiomartiniluca.it – Pagina FB StudioMartini