Al cinema si gioca con Final Destination a casa meglio recuperare Guy Ritchie

Final Destination 3D
di David R. Ellis
La serie Final Destination è, per chi scrive, uno dei più riusciti connubi tra commedia e horror degli ultimi tempi. Sfruttando un tema serio e interessante come il destino e la fatalità, i film si sviluppano tutti secondo la stessa trama: un gruppo di giovani, grazie alla visione di uno di loro, riesce a scampare a un mostruoso incidente stradale, coinvolgendo nel salvataggio anche alcune comparse che han dato loro fiducia.

Ma il fato, che aveva già preventivamente scritto il loro destino, inizia ad accanirsi contro i sopravvissuti, che a loro volta cercheranno in tutti i modi di riscrivere la loro vita. L’abilità degli autori della serie sta nel tono, paradossale e divertente, usato negli episodi: le morti dei protagonisti sono sempre frutto di incredibili casualità scatenate da un apparente nonnulla, suscitando nello spettatore risate spontanee. I dialoghi, volutamente grevi, si prestano perfettamente ai destini di chi li pronuncia. Il problema, già manifestatosi nel secondo episodio, è dato dalla stancante ripetitività dei meccanismi: se le scene iniziali degli incidenti sono spettacolari, le morti sequenziali, episodio dopo episodio, finiscono per stancare lo spettatore. Per dare nuova vitalità a questa serie, per questo quarto episodio, è stato introdotto l’espediente della tridimensionalità, trasformando un film già visto 3 volte in un divertente videogame a cui assistere e divertirsi. Il 3D è sorprendentemente bello e ben utilizzato e fa saltare lo spettatore più di una volta, visto che sembra proprio che gli arrivino addosso sangue, chiodi, rondelle, oggetti appuntiti e quant’altro possa ferirlo. Non si parla di un film vero e proprio, ma di un giochetto divertente, con bei personaggi (anche se far morire per primi i più idioti è una grave pecca) e battute azzeccate. Ridere con l’horror si può, l’importante è non prendere sul serio un minuto che sia uno.     6,5

Rocknrolla
di Guy Ritchie
Dopo i belli e fortunati Lock And Stock e The Snatch, il regista Guy Ritchie ha avuto la sfortuna di imbattersi in Madonna, dopo il cui matrimonio ha “sfornato” flop quali Travolti dal destino e Revolver. Lasciata la bionda popstar, Ritchie torna con Rocknrolla, ottimo film scritto e diretto sulla falsariga dei primi. Sullo sfondo di una Londra tutto cemento, due criminali da strapazzo hanno un debito col boss locale che a sua volta ha appena concluso uno sporco affare di sette milioni con un miliardario gangster russo. Una sexy contabile offre ai due scalcinati gangsters un colpo da sette milioni… Divertentissimo e girato come si vede, Rocknrolla piacerà molto ai fans dei primi film del regista, che sa coniugare abilmente gangster movie alla Tarantino con la commedia paradossale. Ritchie parla dei bassifondi e di una Londra irriconoscibile, creando forse un piccolo alibi a chi non riesce a procurarsi da vivere senza delinquere. Ottimo il cast, formato da attori (Gerald Butler a parte) non molto noti in Italia e veramente trascinante la colonna sonora, dando al film un’impronta molto rock, unita alla figura di una rockstar che muore tre volte l’anno per vendere di più e a cui si ispira il titolo, abbreviativo slang di Rock’n’Roll Star. Passato di sfuggita nelle sale, ed uscito in Dvd, una commedia da non perdere.    7,5

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