Per tutti quelli che dicono che “il noir è maschio”…

Cristina Cassar Scalia

La scrittirce Cristina Cassar Scalia

La pagina culturale de “Il Manifesto” ha pubblicato, in luglio, una bella recensione al libro Sbirre della collana Rizzoli Noir. Tre racconti firmati da Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni con al centro poliziotte non convenzionali, protagoniste di indagini border line.
L’articolo spara, però, due giudizi quanto meno discutibili. Il primo, nell’attacco del pezzo: «Il noir è maschio» (e risparmio la dissertazione che tenta di mettere in un angolo firme come Agatha Christie e Anne Holt); il secondo in chiusura: «Adesso serve che gli editori comincino a pubblicare romanzi noir che non solo abbiano come protagoniste donne, ma che siano stati scritti da donne».

Come si fa a scrivere commenti di questo genere? E Aurora Scalviati, protagonista di due romanzi, duri e affascinanti, di Barbara Baraldi? E le storie nerissime di Paola Barbato? Si può dimenticare l’investigatrice privata Arancia, di Francesca Bertuzzi? O il commissario capo Erika Franzoni di Annamaria Fassio?

L’elenco è più lungo di quanto ci si possa immaginare, e offre sempre nuove prove d’autore. Come il vicequestore Vanina Guarrasi, apparsa per la prima volta in Sabbia nera di Cristina Cassar Scalia. Il romanzo passa dalla sciarada del giallo classico al noir con disinvoltura e abilità; la protagonista, fascinosa, testarda e scontrosa, si muove nei misteri di una Sicilia vera, fatta di malavita vecchia e nuova, ceneri dell’Etna e attentati della mafia, portando con sé la consapevolezza di come sia difficile, forse impossibile, pacificare quella terra. Così, dal cadavere ormai mummificato di una donna che arriva dal passato, scoperto in una villa di nobili decaduti, si arriva a oggi, con l’avidità che continua lasciare dietro di sé una striscia di sangue.
A capo della Mobile di Catania (città dove vive e lavora Cassar Scalia), la palermitana Vanina tiene duro anche di fronte allo scetticismo di alcuni superiori, e resiste alle lusinghe di chi, per contro, vorrebbe farle fare carriera. Vuole arrivare alla verità, in omaggio al padre, ucciso dalla mafia.

Un personaggio già solido e credibile, pronto a “reggere” una serie; e al quale si può perdonare qualche vezzo “camilleriano” come le divagazioni sulla buona cucina. Divertenti e mai banali i riferimenti al cinema di genere e ai fumetti d’autore.
E quando Vanina Guarrasi descrive in poche righe il centro storico di Noto, città dove è nata, il cerchio si chiude perfettamente.
Con buona pace di chi si ostina a dire che il noir è “maschio”.

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