La morte nella musica, dai gregoriani a Stanley Kubrick

Tra le cose che maggiormente hanno affascinato l’Uomo fin dalla notte dei tempi si trova sicuramente la morte. Primo motore della genesi delle religioni, è sicuramente uno degli argomenti più affascinanti trattati dalla filosofia tanto che la meraviglia della morte schopenaueriana può essere portata a esempio di prima vera linea di demarcazione tra l’essere animale e l’essere umano.

Dies Irae Verdi. JpgVa da sé che nemmeno l’arte poteva esimersi dal subire il dolceamaro fascino della morte. Dalla scultura alla pittura (si prendano come esempi puramente casuali le ancora palpitanti rappresentazioni del decesso create da Giuseppe Sanmartino e Jacques-Louis David) per arrivare fino all’architettura (le piramidi del Cairo e il Taj Mahal), l’intera storia dell’arte è costellata di capolavori. Poteva dunque esimersi la musica dal trattare codesta tematica, impossibile. Proprio in seno alla religione ha origine una gran parte della musica colta e, in questo particolare caso, per celebrare il rito esequiale viene scritta una sequenza (testo utilizzato nel Medioevo per meglio memorizzare le note dello jubilus allelujatico) attribuita a Tommaso da Celano e passata alla storia grazie anche alla riforma tridentina che non abiurò l’uso di questa e sole altre tre sequenze. Si sta parlando, ovviamente, del celeberrimo Dies irae. Perno del proprio della missa defunctorum, questa sequenza ha vissuto una fortuna immutata nei secoli.

Dal gregoriano ai giorni nostri la parte più specifica del requiem è stata fonte d’ispirazione per stuoli di compositori, rapiti dal fuoco sacro che permea le terzine. Proprio per la sua carica fortemente drammatica il testo si è prestato con grande facilità a un’interpretazione se non scenica, almeno fortemente simbolica, con grandi richiami retorici. I più grandi esempi in questo senso sono, sicuramente, quelli pensati da Wolfgang Amadeus Mozart e Giuseppe Verdi, probabilmente, e non a caso, anche grandi operisti. Meno votate a questa impronta drammatica ma comunque di grande interesse rivestono poi le letture di Heinrich Ignaz Franz Biber, Hector Berlioz e Antonín Dvořák.
Non si può, infine, evitare di ricordare la scelta del celebre cineasta Stanley Kubrick di accompagnare la sequenza iniziale di Shining con il tema gregoriano suonato in un registro orchesco. Piccoli dettagli che fanno grandi.

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