Selfie, bandiere, Vasco e citazioni dai meme: la piazza del centrodestra

Il rito della autoscatto con il leader della Lega, la musica italiana degli anni Novanta in sottofondo, Meloni che ripete il mantra Giorgia-mamma-donna-cristiana: racconto di una serata tra chi voterà per Lucia Borgonzoni ma si esalta di più con i leader nazionali della coalizione

IMG 4748E cominciata con Matteo Salvini che va tra la la gente in piazza sotto al palco a concedersi per i selfie, è finita con la folla che si mette in fila per salire sul palco e fare un selfie con Matteo Salvini, in sottofondo sempre tanto Vasco, poi Battisti, Bennato, Dalla e altra roba italiana come fosse una serata amarcord 80-90 alla balera. Nel mezzo un comizio da 90 minuti per chiudere la campagna elettorale di tutto il centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e liste minori) a sostegno di Lucia Borgonzoni in corsa per la presidenza della Regione Emilia-Romagna (si vota domenica 26 gennaio dalle 7 alle 23). Ravenna per una sera sotto gli occhi non solo della regione ma d’Italia e forse anche oltre. Perché a sentire chi si è susseguito sul palco, in caso di vittoria a Bologna si andrà a citofonare a Palazzo Chigi per sfrattare Giuseppe Conte e andare a elezioni nazionali anticipate. E la partecipazione è talmente tanta che non c’è nemmeno tempo per avvertire la scossa di terremoto.

C’erano almeno tremila persone in piazza del Popolo a Ravenna stasera, 24 gennaio, ma molti altri altrove davanti a tv e schermi. Di sicuro tante, tantissime erano le bandiere, ché si sa quelle fanno volume e riempiono bene le inquadrature delle foto. A ogni angolo di accesso alla piazza c’era qualcuno incaricato di offrirne una a chi affluiva.

IMG 4743In ogni angolo ma non a quello tra via Muratori e piazza XX settembre: lì c’erano i contestatori, i soliti volti noti dell’antagonismo locale impegnati con cori e insulti «contro i fascisti». Con il repertorio di domande classiche rivolte agli impassibili carabinieri in tenuta antisommossa: «Cosa state a fare qua, non vi vergognate?». La risposta la fornisce un ragazzino appoggiato a una bici. Serafico e pacato risponde alla donna che urla: «Fanno il loro lavoro, evitano che vi facciate male a vicenda, voi e loro».

Le bandiere invece le hanno prese e sventolate un gruppo di quattro ragazzi di colore che hanno attraversato la piazza prima dell’inizio del comizio ridendo e cantando. Ironia? Provocazione? Nuovi leghisti? A qualcuno non sono piaciuti molto e scuoteva la testa al loro passaggio.

Alle 18.38 si comincia (ufficialmente dovevano essere le 18). I panni del conduttore li indossa Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna e parlamentare. Introduce uno alla volta i leader politici delle liste.

IMG 4736Il primo boato della piazza si è alzato con Mirko De Carli, ravennate ai vertici del Popolo della Famiglia: ha chiesto il ruggito dei suoi concittadini ed è stato accontentato. Cori e boati anche per Salvini, e ci mancherebbe visto che è il loro capitano. Ma a scaldare davvero la piazza c’è voluta «una donna, una madre, una cristiana»: la leader di Fdi Giorgia Meloni cita con il sorriso il tormentone che ha alimentato meme per giorni e per una decina di minuti tiene in pugno il popolo sotto al palco. Lo fa ridere – «Dicono che gli immigrati vengono a fare lavori che non voglio gli italiani, è vero, ad esempio votare il Pd» – e lo fa gridare quando dice che è pronta per governare il Paese con gli altri alleati. «Com’è brava lei, mi è sempre piaciuta», dice la signora in prima fila. Una Meloni a tutta carica: del resto lei non aveva problemi di voce bassa come Salvini «che si è fatto duecento piazze».

83930919 1772412119562941 6008790836312014848 NL’intervento che non ti è aspetti è quello di Berlusconi. Il Cav si prende un’accoglienza da rockstar, abbraccia Vittorio Sgarbi che fa solo un cammeo sul palco e poi imbastisce un discorso che a qualcuno pare quasi una lezioncina di storia. In un comizio per le elezioni regionali, il fondatore di Forza Italia ha infilato il comunismo, la Cina, le radici cristiane. E se gli emiliano-romagnoli pensassero di votare solo per la giunta regionale, beh, si sbagliano: «Questo è un voto per l’Occidente».

La chiusura è con la candidata, Borgonzoni. Anche lei con qualche problema di voce. Tocca vari punti: non vuole una sanità in cui ti visitano in tre giorni se paghi ma in un anno e mezzo se vai col pubblico, non vuole le aree per i nomadi, non vuole le coop che lucrano sui lavoratori, vuole regole per le moschee, vuole abbassare l’Irpef perché se l’hanno fatto in Veneto allora si può fare anche qua. E poi tutti insieme sul palco per la foto di gruppo. Ma in piazza qualcuno aveva già imboccato la via di casa mentre parlava la candidata.

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