127 – Un pittore di corte per San Severo

San Severo Quadro DuomoPer il coro della Cattedrale di Ravenna, l’arcivescovo Antonio Codronchi commissionò a proprie spese quattro grandi tele che nelle figure dei santi vescovi Apollinare, Severo, Orso e Pietro Crisologo dovevano celebrare la chiesa ravennate.
«Con ciò – ebbe a scrivere l’abate Pellegrino Farini – Monsignor Codronchi ha mostrato quella pietà, che ad Arcivescovo, e quella protezione delle belle Arti, che a Principe si conviene».
Queste grandi opere dal sapore neoclassico furono solennemente inaugurate la Domenica delle Palme del 1821. A Gioacchino Giuseppe Serangeli, che nel 1828 sarà nominato pittore di corte, fu chiesto di rappresentare la morte di San Severo, un dipinto che sarà ricordato come una delle sue migliori opere. Serangeli rappresentò la discesa del Santo vescovo nel sepolcro della moglie, secondo la tradizione accolta da Agnello nel Liber Pontificalis: «Come ho sentito raccontare del transito del sant’uomo, così riferirò alle vostre orecchie. Un giorno, dopo aver celebrato la messa e avere preso il sacro corpo e il sangue del Signore, rivestito della stola vescovile, ordinò di aprire il suo sepolcro ed entratovi vivo ordinò di esservi chiuso mentre giaceva fra la sposa e la figlia. E lì pregando rese la preziosa anima a Dio. In tale pace e serenità morì il primo febbraio. E molti prodigi mostrò il Signore presso il suo sepolcro, nella sua chiesa, che è situata nell’antica città di Classe».
L’anno seguente, nel 1822, G. Domenichini realizzò un’incisione del dipinto.

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