136 – «Sub specie aeternitatis»

Sesto Centenario
Per il sesto centenario dalla morte di Dante, la Cassa di Risparmio di Ravenna, tra le varie iniziative volte a celebrare il Sommo Poeta «in una forma prima di tutto signorile, e non esteriore ed effimera, ma culturale e duratura», sostenne una pubblicazione, Ricordi di Ravenna Medioevale, con importanti firme del tempo: Corrado Ricci, Giuseppe Gerola, Silvio Bernicoli, Santino Muratori, Paolo Amaducci e Ambrogio Annoni.
Nelle intenzioni dei promotori ogni testo doveva «basarsi su elementi nuovi o riflettere nuovi punti di vista» affinché la pubblicazione fosse una «trattazione storico-critica, non un lavoro di divulgazione o di compilazione». Tutto il volume era incentrato sulla Ravenna al tempo di Dante perché «a Ravenna egli è e rimane, sub specie aeternitatis, l’ospite e inquilino perpetuo. L’ospite è antico, e passano davanti a lui sempre nuove generazioni. Ma veramente sempre nuove e sempre le stesse. Visitatori illustri e oscuri, italiani e stranieri vengono continuamente d’ogni parte a fargli omaggio. E anche i Ravennati vanno spesso a lui. “Per temprare la fede”, com’essi dicono. Quando, per esempio, le fortune della patria declinano, egli ha sempre qualche sua grande parola. – Sta’ come torre ferma. – E lo spirito lasso conforta e ciba di speranza buona… – E quando le sorti d’Italia trionfano, lui salutano ringraziano lui i cittadini come profeta e maestro. Ora ecco, quegli stessi cittadini gli portano semplici e devoti la loro offerta».
Immagine di Vittorio Guaccimanni

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