247 – La «criminosa barbarie della guerra»

San Giovanni Evangelista Bombardata

Nel gennaio 1946, dopo l’interruzione voluta dal fascismo, riprendeva la pubblicazione de “La Piê”, la rassegna mensile di illustrazione romagnola sotto la direzione di Aldo Spallicci. Nel primo numero dopo la guerra, con rinnovato entusiasmo, ne veniva annunciato il ritorno: «Riprendere, scrollarsi di dosso non tanto i dodici anni che ci separano dal quel 1933 della soppressione fascista, ma i vent’anni dell’ignominia in cui fummo costretti a raccattar parole per dire pane al pane e vino al vino […]. Oggi gli artisti xilografi, i poeti, gli scrittori sono tutti qui all’arola e la fiamma arrossa i volti di tutti. Siamo al lavoro».
Tra le “rubriche” c’era Visioni di Romagna che presentava una fotografia accompagnata da un breve commento. Nella prima uscita, con una immagine di Umberto Trapani dell’area di San Giovanni Evangelista, veniva subito messa in evidenza la distruzione che la guerra aveva portato: «Di qui è passata la criminosa barbarie della guerra. In nessun luogo come in questo angolo di Ravenna le rovine hanno la loro tremenda eloquenza. Un’Italia decapitata che offre una corona d’alloro ad un soldato caduto. Le macchine di guerra hanno aggiunto una tragica realtà alla finzione plastica, hanno mutilato dei piedi il caduto ed hanno crivellato di schegge un leone del basamento che si contorce ferito con una bocca di spasimo. Sullo sfondo la bella chiesa placidiana di S. Giovanni Evangelista di cui resta appena il portale con accanto il campanile dal cono mozzo».

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