Il Grande Teatro di Lido Adriano: in scena un paese e un’idea di comunità

Persone di ogni età, tante lingue, musica e collaborazioni sopra e dietro il palco per Mantiq At-Tayr-Il Verbo degli Uccelli

Gran Teatro Lido Adriano

Al suo debutto, Il Grande Teatro di Lido Adriano non tradisce le premesse del nome che si è dato: a essere in scena è infatti non è un semplice spettacolo, ma un intero paese e, anche meglio, la rappresentazione che una certa idea di paese o comunità che dir si voglia è possibile. Il Ravenna Festival ha preso il via quest’anno da una delle località decentrate della città, quel lido che negli anni ha assunto tante identità diverse e dove da anni opera con coraggio e successo il Cisim, in seno al quale è nato questo nuovo progetto pluriennale. La prima produzione è dunque Mantiq At-Tayr, il verbo degli uccelli (in scena ­fino al 2 giugno, alle 20). Un testo di Farid Ad Din Attar, autore persiano del XII secolo, la drammaturgia è dello scrittore da Tahar Lamri, per la regia dell’attore e autore fondatore delle Albe Luigi Dadina.

Un’apertura del Festival, dunque, senza grandi star internazionali, che celebra un’esperienza di coinvolgimento della cittadinanza “dal basso”. In scena, a impersonare gli uccelli, ci sono infatti bambini e bambine, ragazzi e ragazze, uomini e donne letteralmente di tutte le età, capaci di parlare una moltitudine di lingue, tutte rappresentate in scena (incluso il dialetto romagnolo in uno dei momenti sicuramente più divertenti e riusciti dello spettacolo).

Dopo un suggestivo prologo sulla spiaggia, il palcoscenico è quello ovviamente del centro culturale di via Parini 48 che offre una scenogra­a di grande impatto, grazie anche alle luci e a tappeti a terra che fanno pensare a magici tappeti volanti. Raccogliendo e rielaborando l’esperienza un po’ della non-scuola, un po’ della chiamata pubblica che avevamo visto per La Divina Commedia (con Marco Martinelli ed Ermanna Montanari), lo spettacolo dà spazio a tante voci guidate in scena da un attore professionista quale è Lorenzo Carpinelli, come sempre bravissimo.
Parte integrante dello spettacolo sono le musiche, suonate dal vivo (coordinamento di Francesco Giampaoli), e i brani rap dell’acclamato Moder (tra i fondatori peraltro dello stesso Cisim), e le magni­che interpreti femminili. Uno spettacolo capace di mescolare non solo gli attori più o meno protagonisti, ma anche il pubblico, fatto di appassionati di teatro, curiosi, famigliari degli attori e l’emozione di tutti è palpabile nel guardare i corpi in movimento, i gesti scenici, le parole di una storia che parla di ricerca, di coraggio, collettività e individualità, tensione verso il giusto, a tratti mistica, a tratti poetica, sempre fortemente simbolica e dal valore universale e popolare.

Come davvero universale del resto appare questo esperimento di comunità che mette insieme persone apparentemente così diverse in una periferia di provincia che si fa esempio e perché no modello di una possibile condivisione e convivenza nel nome dell’arte e dello scambio reciproco, dando vita a un linguaggio nuovo che racconta un’Italia nuova, capace di accogliere e per questo di rinnovarsi e dar vita all’inedito, senza timori di contaminazioni.

Del resto non è solo ciò che si vede sul palco a raccontare molto del Gran Teatro di Lido Adriano, ma anche tutto ciò che è ruotato attorno alla realizzazione dello spettacolo a cui hanno collaborato realtà artistiche e artigianali e associative di tutta la città, tutte insieme, mescolando saperi e competenze.
Che dire? Grazie, continuate così.

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