venerdì
21 Novembre 2025

È l’Inferno dantesco il primo horror?

Condividi

Per vivere una vita etica è sempre buona cosa tenere presente l’inferno. Questa era un’opinione molto diffusa nel medioevo. Il mistico Ignacio di Loyola nel suo “Esercizi spirituali” (scritto nel 1548), una sorta di manuale con l’obiettivo di liberare l’anima dalle passioni e condurla all’unione con Dio attraverso un percorso di quattro settimane (tipo i manuali di auto aiuto odierni), suggeriva tra le altre cose di tenere un “inferno dipinto” vicino al letto. Questo agevolava visioni notturne in cui viaggiare nei gironi infernali, e visualizzare le torture subite dalle anime dannate. Questo avrebbe dissuaso dal commettere peccati. Gli uomini e le donne di quei secoli pensavano continuamente all’Inferno, e lo immaginavano come era stato canonizzato da Dante. Era il Sommo Poeta ad aver creato un immaginario efficace di quel luogo grazie a immagini potenti e incisive che erano rimaste innestate nella mente (e nei dipinti) di tanti. A duecento anni dalla sua composizione la Divina Commedia era letta e studiata in tutta Europa (anche se alcune parti erano state messe all’indice nella Spagna dell’inquisizione per alcuni riferimenti non graditi). Oggi la Divina Commedia è stampata in oltre 50.000 edizioni. Ognuna di questa ha un taglio diverso, chi si concentra di più sui significati nascosti nel testo, con un ricco apparato di note, chi invece sulle illustrazioni curate da grandi artisti, da Gustave Dorè a Salvador Dalì fino a più recenti come quella di Lorenzo Mattotti (la storia dell’iconografia dantesca è ripercorsa in “Dante per immagini” (Einaudi) di Lucia Battaglia Ricci).

In questi giorni è uscita una nuova edizione per la casa editrice spagnola Blackie Edizioni intitolata “Divina Commedia liberata – inferno” che punta invece su storie a corollario dell’Inferno dantesco. La fascetta è a dir poco provocatoria, c’è infatti scritto “La Divina Commedia: Il primo romanzo dell’orrore”. Forse non l’abbiamo mai pensata come tale, ma sicuramente l’opera dantesca ha tinte che poi sono state riprese dall’horror, tanto che Stephen King la definisce “una vertiginosa discesa nell’oscurità”. La chiave di lettura che ne dà l’editore iberico è quella di Borges, che diceva “Il modo migliore per amare la Commedia è partire dal testo: senza commenti, allegorie e interpretazioni”. Il testo di Dante appare così nudo e crudo, accanto solo a una versione in prosa. Ad arricchire l’albo sono immagini e testi in cui si parla dell’inferno nel cinema, nella musica e nella cultura pop. Tra le parti più interessanti c’è una carrellata tra gli inferni nelle diverse culture del mondo. Ne “Il libro di Ardā Wīrāz”, testo iranico della religione zoroastriana del X secolo, si racconta di Arda che viene inviato nell’aldilà per dimostrare agli infedeli che esiste un luogo in cui finisce dopo la morte. Arda, dopo aver attraversato un fiume che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, incontra Srōŝ, un saggio, e Ādur, uno spirito, che lo conducono a conoscere alcune delle anime. Arda assiste così atterrito alle terribili torture corporali inflitte a chi si era comportato male in vita. Vi ricorda qualcosa?

Condividi
CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Metafisica concreta

Sull’intitolazione dell’ex Piazzale Cilla a Piazza Giorgio de Chirico

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi